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A VOLTE, NON SENSE

A VOLTE, NON SENSE 

Spesso mi prefisso di scrivere dei post su argomenti specifici, temi nuovi, magari interessanti. Magari.     Durante il giorno ci penso, metto insieme un paio di idee, anche tre quattro a volte, ma ad ogni modo mai abbastanza da riempire una pagina. Che a me le idee vengono quando mi siedo davanti a uno schermo, che da seduta riesco a concentrarmi, mentre in piedi, beh, in piedi no. In piedi divago.

Il mio problema (uno dei tanti, qualcuno sottolineerebbe) è che non c’ho mai voglia di piazzarmi per forza su sta sedia a semi-dondolo a cullare e partorire pensieri. Soprattutto non ho alcuna voglia di intrecciarli in un filo logico, farne un disegno sensato. Perchè i miei pensieri sono spesso solo schizzi che riempiono un sacco di fogli che coprono disordinatamente il tavolo che sprofonda nella polvere portando giù con sè anche tutte le cartacce imbrattate di idee che non ho cuore di buttare. Punto.

La verità è che adesso me ne sto qua seduta a deglutire una tisana schifosa per rimanere a galla su questo strato lieve di freddo e stanchezza. A ogni sorso mi va in gola un pezzetto di cannella che prontamente la mia lingua trasporta tra una morsa di molari che macinandolo ne estraggono l’aroma dolciatro e piccante che tanto piace alle mie gengive. E mentre i miei piedi sguazzano nei calzini larghi in cerca di un certo conforto, io avrei tanta voglia di aver addosso un grosso maglione di lana pecoreccia, al posto di sto misero golfino di cotone erbaceo.

La verità è che mentre guardo questo schermo penso ad altro e che sto qua da due ore ormai a inseguire impulsi nervosi e ricordi, a costruire impalcature traballanti attorno a progetti che non custruirò mai.

Come una storia con mille inizi, mille trame e mille finali, che cambia continuamente mentre la leggi, che racconta di tutto e di niente, che ti affascina e ti intriga ma senza riuscire a coinvolgerti. Che alla fine abbandoni, ammalato di stanchezza e frustrazione.      Come una situazione di cui non riesci più a venire a capo.    “It’s not going to stop, so just give up…”, che era quella canzone che tutti i protagonisti del film Magnolia si mettevano a cantare quando la lora vita raggiungeva il picco dello schifo e  loro si ritrovavano, inermi e vulnerabili, di fronte all’ineluttabile necessità di abbandonare la nave.           E saltare giù è tanto più facile quando DEVI, che quando PUOI.

Così come è più facile continuare a farci massacrare anzichè sforzarci di chiudere con le cose che non vanno. E che non cambieranno. Perchè siamo noi a cambiare, non le cose.

A VOLTE, NON SENSEultima modifica: 2008-09-14T22:43:00+02:00da
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