L’INFINITO DI VADO

L’INFINITO DI VADO

 

PARTIRE-RIPARTIRE   Imbarcarsi su un aereo da soli è un po’ ricominciare. E’ partire con una grossa valigia vuota, senza trascinarsi dietro il peso del proprio passato. Leggeri, senza pieghe, puliti. Ci si ritrova a un punto ‘zero’, dal quale è possibile prendere qualsiasi direzione, come una bussola senza calamita. Fregandosene, dunque, di dov’è il nord, semplicemente andando verso dove altre forze ci attraggono.

MIOPIA ESISTENZIALE   Per i buddisti, e per un tal Fernando Pessoa,  “l’universo è dentro ciascuno di noi”. Non è necessario, dunque, peregrinare per le strade del mondo per vederlo davvero questo mondo, per riuscire a capire chi siamo, per decifrare i meccanismi della vita o diventare più saggi e pazienti. Il che è assolutamente vero. Il problema, però,è che io non sono buddista e neppure un grammo della mente che era Pessoa. Non mi basto, mi sembro tanto piccola e il mondo tanto grande. Onestamente mi pare che là fuori ci sia più roba che qua dentro. Chissà, magari un giorno scoprirò che in verità mi sbaglio. Nel frattempo e nel dubbio meglio guardarsi attorno il più possibile.

ARRICCHIRSI   “La vita è una pendenza tra mete lontane”, dice Vinicio Capossela. Non un punto fisso ma una linea. Nel corso degli anni gli avvenimenti plasmano quella riga inizialmente dritta. Il suo percorso si fa tortuoso, intricato, perverso. Si colora, si arricchisce, si fa più intrigante. Si macchia, si scheggia, si cicatrizza. Vivendo quella linea prende forma e fa di un’esistenza piatta un quadro tridimensionale. Allora io, che sono sempre stata affascinata dalla ricchezza di particolari, faccio del mio meglio per vivere più esperienze diverse possibili, perché, se un giorno sarò molto vecchia(e con niente di meglio da fare), avrò modo di crogiolarmi nei ricordi e di perdermi nei tantissimi particolari che nel frattempo avranno decorato la mia linea pendente.

NON SOLO ARTE   Così come i cani assomigliano ai propri padroni e le auto a chi le guida, anche i viaggi sono i viaggiatori. In qualsiasi posto andiamo, ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma quello che siamo. C’è chi è Las Vegas e Barcellona, chi Parigi e Berlino, chi India e Congo, chi Cuba ed Egitto, chi Jesolo ed Asiago. Chi casa e giardino. Scegliamo sempre destinazioni che ci assomigliano, dove sentirci a nostro agio, non fuori luogo. Viaggi che riflettano il nostro essere. Il viaggio come forma d’espressione.

WALK AWAY   Partire. Fuggire o andare verso qualcosa? Cosa sto facendo, sto scappando via da ciò che non riesco ad affrontare o sto andando incontro a uno sconosciuto che mi attrae irresistibilmente? Codardia o coraggio? Forse dovrei chiedermi se sto bene dove sto, in questo posto in cui non faccio che perdermi di vista e dove non riesco a sentirmi me stessa nemmeno quando sono particolarmente ubriaca. Sono serena, nonostante tutto, ma più che altro perché con la testa sono altrove. Sono già dove sarò. Adattarsi. Già. Mi chiedo spesso cosa sia più facile, se opporsi ad un sistema o diventarne parte integrante. Beh, sono arrivata alla conclusione che sia più semplice non porsi il problema, fregarsene, girare i tacchi e allontanarsene con passo deciso, senza correre. Regola numero quattro: mai correre. Camminare con andatura costante evitando i rallentamenti e le accelerazioni nonché i cambi di direzione. Anche quando ti stanno per investire mentre attraversi la strada, sì.

L’INFINITO DI VADO E’: VADO, VADO, VADO, VADO, VADO, VADO, …..    Allontanarsi sempre e non arrivare mai. E quando vai non ti illudere di coltivare assenze. (ancora Capossela)

L’INFINITO DI VADOultima modifica: 2007-11-24T18:55:00+01:00da betterbequiet
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