VIA CRUCIS

VIA CRUCIS 

Casa-dall-altra-parte-del-globo. Ma pur sempre casa. Con tanto di mammina adottiva venuta a ritirarmi all`aereoporto e prodiga di attenzioni. Mi aspettava con un mazzo di fiorellini del suo giardino, la` agli arrivi. Mi ha morsa in un abbraccio di 57 secondi. Mi ha ingozzata di cibo e sfinita di tea caldi con latte parzialmente scremato. Mi ha ascoltata; non parlavo da due giorni, nemmeno da sola. E mi ha acceso il riscaldamento in bagno. Cara.

Christchurch. Sempre bellissima, cosi` verde e serena. Ma le strade sono infestate da piu` auto, e i negozi che ancora mi ricordavo sono stati soppiantati da altri. E ci sono case dove prima c`era un pezzo di terra recintato. Cambiamenti. Inevitabili, me l`aspettavo. Ma questa casa, questa casa e` rimasta la stessa. Lo sdraio blu all`angolo del giardino, la veranda arrugginita, l`odore di plastilina e polvere appena entri. La mia vecchia stanza luminosissima, grandissima. E freddissima. I biglietti e le cartoline attaccati al frigorifero. C`e` ancora una foto che ritrae un pezzo della mia faccia ubriaca. Me l`aveva scattata Helen, per sbaglio, durante una cena alcolica. In questa casa. Casa.

AEREOPORTO DI VENEZIA.  Di nuovo. Ad aspettar un aereo da sola, con tante ore di sonno mancato che gia` pesano sulla schiena. Solita routine: cappuccino tutta-schiuma e brioche artificiale. Le prime foto che dovrei ma che non ho voglia di scattare. Cado vittima del solito controllo a campione al check-in. E poi l`attesa, i pensieri che non sanno piu` chi sono, la bocca mummificata e il sonno ancestrale. Inizia un nuovo viaggio.f7eeb947c328e3b8bac2442f2cb8398f.jpg

VOLO VENEZIA-FRANCOFORTE.  La nebbia ritarda la partenza. In compenso, una volta in volo, si trasforma in un mare polare in cui le nuovole galleggiano come frammenti di ghiaccio. E in aereo si gela, ironia della sorte.

AEREOPORTO DI FRANCOFORTE.  Da ricordare: in sto aereoporto f5b8bcb09e1f116134ad238e8afc54ef.jpgnon si trova il proprio gate manco a pagarlo oro, cosi` come un semplicissimo posto a sedere. E ti pareva che mi toccava far passare le ore chiappe a terra, seduta su una fantastica lastra di non so che pietra. Spalle al muro a fissare la gente che passa e ti guarda a sua volta. Oseranno anche loro sedersi lungo questo muro? Bevo un caffe` lunghissimo, fisso il cielo grigio di questa citta` che non mi piacera` mai, ascolto un po` di musica. Qualcosa di tranquillo. E` quasi piacevole. Certo su di una poltrona lo sarebbe stato molto di piu`…

VOLO FRANCOFORTE-SINGAPORE.  Undici ore di lenta agonia, 6250km di scomodita`, nove bicchieri di succo d`arancia, tre tea caldi. Sono sfasciata; ho i muscoli atrofizzati, gli occhi secchi e crepati, la pelle arsa dall`aria condizionata. Sono stata inoculata da un numero infinito di batteri e virus e mi dico che una volta arrivata a Singapore il caldo e l`umidita` li faranno germogliare come in una serra. In me. Esplodero` di malattie. Sorrido, perche` oltre che stanca sono pure fuori di testa. Passano le ore, cresce il grigiore. Questo e` uno di quei momenti in cui non vorrei essere da sola come un  cane, a dover contare solo sulle mie forze. Sulla fila davanti alla mia una mamma accarezza la figlia che sta male. Le pulisce la bocca, le avvicina il bicchiere, le scosta i capelli dal viso e le offre una spalla su cui dormire. Beata lei, penso. Cosa non darei per avere anch`io una mamma qua a prendersi cura di me. Penso anche altre cose, penso che chi non ha mai fai fatto viaggi lunghi da solo non possa capire cosa significhi. Avventura, sole, bei posti, gente nuova, foto, storie. Si, succede anche questo. Ma del culo che ti fai, ne vogliamo parlare? Perche` prima di partire, e tuttora, mi veniva male a pensare a tutte le difficolta` che avrei dovuto affrontare, una volta intrapreso questo viaggio. Io lo so che significa viaggiare da soli. Il doverti spremere al grammo, tirar fuori tutto cio` che hai, non risparmiarti. Le decisioni che devi prendere di continuo, il doverti organizzare per ogni minima cosa, l`insicurezza che non puoi permetteri di avere. E ancora, la paura di farti male e di non riuscire ad arrangiarti se succede, il dover stare sempre all`erta, il non poterti rilassare o lasciar fare a qualcun altro. La lingua che ti costa una gran fatica capire a parlare, lo stress del voler dire e non riuscire. E poi viaggi in bici e quindi ci saranno i dolori fisici costanti, la stanchezza, il freddo e la pioggia, il cercarti un posto in cui dormire, un letto diverso ogni giorno. Il mangiar da soli, l`esser soli in mezzo a gente che invece viaggia in compagnia. E attenti sempre alle inculate. Attenti sempre.   Questo la gente lo ignora.

SINGAPORE AEREOPORTO.  Approdo come uno zombie al primo transfer hotel che trovo. Non riesco nemmeno a parlare e sento che se entro breve non mi metto orizzontale  e dormo rischio di collassare. Sette ore di privacy, 5 ore di sonno, 20 minuti sotto una doccia. Una maglietta e un paio di mutande pulite, una spruzzatina di profumo. Certo, avrei potuto visitare la citta`, vedere cose piu` interessanti di un terminal d`aereoporto internazionale. Ma fuori piove e ho molta piu` sete di riposo che di conoscenza. Il caldo e l`umidita` terrificante, poi, mi hanno dissuasa definitivamente. Appena entri in contatto con l`esterno ti senti mancare perche` lo sbalzo termico e` di quelli apocalittici. Dentro clima frigorifero secco da aria condizionata. Fuori clima collasso da foresta pluviale. Cosi` passo il tempo facendo numerosi giri sul treno elettrico che collega i vari terminals. Si`, ho 9 anni oggi. Quando trovo un posto carino su cui sedermi mi fermo a osservare il traffico umano che mi vegeta davati agli occhi. Sembrano tutti dei sonnambuli che stanno sognando di tornare a casa da un brutto incubo. Lo sguardo spento, il passo barcollante, lo shopping per ingannare il tempo. Qua di negozi ce ne sono a milioni, da nausea. Talmente tanti da annullare del tutto la mia gia` scarsa capacita` decisionale. Troppo, quindi niente.   Come tante localita` asiatiche anche qua nessuno ti caga, nessuno incrocia il tuo sguardo, nulla. Le persone sono quasi tutte uguali, prive di caratteristiche peculiari che balzino all`occhio. E non parlo di capelli blu, scarpe spaziali, abiti hippye o rossetti bionici. Parlo di personalita` percettibile anche alla vista. O ad altri sensi. Ecco quella manca, e la sua mancanza grava, su quest`atmosfera gia` pesante, come una valanga. Ma tanto, come tutti gli altri, io qua sono solo di passaggio e presto me ne andro`.

VOLO SINGAPORE-CHRISTCHURCH.  Mi aspettavo di imbarcarmi su un altro di quegli aerei spaziali, grandi e grossi e privi di cervello. Invece mi tocca beccarmi 10 ore di volo su di una cariola. Il mio mini-schermo non funziona, i miei vicini di sedile sono una coppia di vecchi bigotti, lo stomaco mi si chiude come una morsa, la pessima pressurizzazione del veivolo mi fa quasi esplodere i timpani e le otturazioni. Ma me ne frego perche` con tutta mia stessa io sono gia` in Nuova Zelanda. E vaffanculo il resto.

 

VIA CRUCISultima modifica: 2007-12-13T04:45:00+01:00da betterbequiet
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Un pensiero su “VIA CRUCIS

  1. ciao topolina, che bello sentire che sei arrivata sana e salva.mi hai fatto tornare indietro di ben 5 anni e pensa che ho volato con te.
    salutissimi a mamma hellen abbracciala forte.
    però una cosa volevo dirti ,non avere paura. si lo so che è da incoscenti ,ma pensa che ti andrà tutto bene che comunque conoscerai gente e che ,per come sei ,non faranno fatica ad aiutarti,anzi….
    e dopo tutta quell’aria sana nn può che farti bene.
    bon ciao spero che parta tutto sto casin
    baci lilla

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