TORNARE AL BICCHIERE
Ogni volta che penso a quanti giorni mi separano dall`atterrare all`aereoporto di Venezia mi vengono i brividi. Nemmeno due settimane. Poche avventure. Poca gioia. Poca sofferenza. Tra l`Australia e la mia casa c`e` di mezzo il poco. Vorrei rimanere a Melbourne ancora un po`, darmi il tempo di abituarmi ai suoi ritmi, uscire con vestiti ogni giorno piu` pesanti. Qui` sta arrivando il freddo, il verde e il rosa si stanno lentissimamente spegnendo, la luce si fa via via piu` densa e zuccherina, la melanina dissolve dalla pelle. Pallidi e infreddoliti, ci nascondiamo dentro colori piu` caldi, che sanno di terra e letargo. Arancione scuro, verdone, giallo ocra e marrone. La lana ci abbraccia. In Italia aspettate il caldo. In trepidante attesa. La voglia di spogliarsi, di potersi vestire in fretta. Pantaloni e maglietta. Leggeri e desiderosi di vento fresco. Un bicchiere di Soave seduti su un tavolino all`aperto. La cena non prima delle otto. Io non riesco nemmeno a pensarci. Passare dal caldo al caldo quando ogni molecola del mio corpo prega per un po` di meritato freddo. Ventinove anni. Ed ho trascorso 31 primavera-estate e 27 autunno-inverno.
Oggi mi sento cosi` stanca e vecchia, come se durante la notte avessi dormito quattromila ore. L`alcol mi invecchia, l`alcol fa passare il tempo troppo in fretta. L`alcol ti rallenta e fa scorrere tutto il resto piu` veloce. Ieri sera sono uscita con gente accampata al mio stesso ostello. Non siamo amici tra di noi, nessuno e` davvero, sinceramente amico di qualsiasi altro. E` un usuarsi a vicenda per combattere la solitudine, per riempire i vuoti del “ritorno a casa, una casa in cui nessuno mi e` familiare”. Che durante il giorno e` piuttosto facile, basta semplicemente perdersi per le vie della citta`, lasciarsi trasportare dai sensi unici e dai passaggi pedonali. Ma la sera puo` essere una disperazione. Tornare e non salutare nessuno. Cenare a un tavolo di sconosciuti. Condividere ogni spazio con persone che ti ignorano e che ti costringi a ignorare a tua volta. Non e` mica facile. Dove poggiare lo sguardo, cosa fissare mentre mastichi la tua insalata, dopo quanti bocconi bere un sorso di vino? E poi, sei abilitato a ridere quando qualcuno fa una battuta senza rivolgersi anche a te? Non si puo` vivere cosi`. Certo ci si puo` sempre rifugiare nella propria stanzetta ma non e` che un`alternativa tristissima e deprimente. Allora bisogna lottare, conquistarsi i saluti, l`essere chiamati per nome, il poter condividere le risate, l`essere invitati a una festa. Il modo piu` efficiente e meno crudele per giunger alla vittoria e` il caro vecchio bicchiere. Condividere una sbornia e` il metodo piu` veloce per farsi nuovi amici. Suona stupido ma funziona sempre, inutile negarlo. Cosi` ho comprato vino e birra, ho trascorso tante serate seduta fuori con tanti altri a dire cazzate e mandar giu` bollicine e tannini. Sono entrata a far parte di un gruppo. Un gruppo che perde un membro al giorno ma la vita del viaggiatore e` questa. Conquistare e lasciare. Trovare e perdere. Non ci si fa mai l`abitudine.
Tornare al bicchiere. Avevo abbandonato le cattive abitudini per un bel po`. Alcol e bicicletta non vanno proprio d`accordo e io tra i due ho preferito la bicicletta. L`esser capace di far girare i pedali senza morire di fatica. Ma ora che non devo torturarmi sulla sella anymore, ora che me ne vado per un giretto su due ruote soltanto quando ne ho voglia, beh, ora posso anche permettermi di non sentirmi esattamente bene. La prima bottiglia di vino rosso che mi vado a scegliere in enoteca. Quanto tempo e` passato. Apro, annuso il tappo, verso. Guardo i rifletti violacei attraverso il vetro spesso. Immergo il naso, colgo sfumature. Bevo un sorso. Equilibrio, morbidezza. Sorrido al bicchiere che mi scintilla in rimando. Bentornata mia cara, mi sussurra. In bicchieresco. Appoggio le ossa sullo schienale e sprofondo nel divano. What is like?, mi chiedono i presenti. Very goood. Davvero davvero goood