NON CHIEDER TROPPO ALLE STELLE

Non ho mai capito cosa spinga una stella ad abbandonare il suo equilibrio gravitazionale e a buttarsi nel vuoto. Non ho  mai capito se sia vittima o padrona del proprio destino. Non so se sia allegra o triste. E non so se la sua sia una semplice caduta o piuttosto un viaggio, se precipiti o attraversi il cielo.    Una scia luminosa che mi sorride e scompare dopo pochi attimi. “Scusa, devo andare”. Sì, ma andare dove? Beh un andare incontro alla fine. Come ogni storia, ogni viaggio.    Come ogni vita.    Ogni respiro è un respiro in meno, così come ogni passo, ogni gesto, ogni pensiero. Qualcosa in meno che accorcia la caduta di chi nel vuoto si tuffa. O viene spinto.

Cadete stelle, portatevi via i nostri vorremmo, via lontano, lontano dalle aspettative, lontano da ciò che potrebbe ma che è meglio non sapere prima. Amore, salute, avventura, soldi o semplice fortuna. Io desidero sempre che il mio corpo non mi tradisca e che gli stronzi la paghino. E se posso esprimerne anche un terzo di desiderio allora vorrei poter vedere il mondo con occhi nuovi ogni giorno, con pupille impreparate alla realtà, sempre disposte a dilatarsi di solletico e miele. Perchè è il nuovo a sfamarci, a riempirci di altre cellule.

So che ogni giorno il cosmo partorisce un miliardo di stelle ma non ho mai saputo quante ne condanni al viaggio eterno. Per un miliardo che si accende, un miliardo si spegnerà? Come i ricordi nella nostra testa. Quelli vecchi fanno spazio ai nuovi, solo che anzichè dissolversi e scomparire come gli astri, si rintanano in un angolo talmente remoto della nostra memoria che nemmeno una lenza chilometrica potrebbe ripescarli. Presenti e irraggiungibili. Come quei puntini luminosi sospesi nel buio. Verso i quali, la notte, porgiamo lo sguardo e le speranze.

NON CHIEDER TROPPO ALLE STELLE

C’era una volta una vecchia stella che da tempo immane si beava della propria luce nel palcoscenico del nostro cielo.

Scintillava ammaliante a chi la guardava con occhi belli e si nascondeva timida tra le nuvole se a guardarla erano occhi bramosi.

Splendeva tra gli altri astri in quel modo suo speciale, sapeva distinguersi, tanto che bastava un solo sguardo, un solo attimo per individuarla nella notte sovraffollata.

Venne un giorno in cui l’invidia delle altre stelle ruppe la magia del suo incantare. “Bisogna lasciar spazio alle nuove generazioni, gettar fuori scena l’attrice che cattura troppa attenzione”, protestavano gli altri astri. “L’universo non è forse infinito? Perchè allontanarmi dai riflettori se chiunque di voi può esibirsi in un proprio teatro?”, replicava amareggiata la splendente.

Il motivo è così semplice, mia bella stella… in nessun altro angolo del cosmo saresti stata ammirata con tanta grazia e meraviglia. Il sogno di tutte era un pubblico capace di emozioni.

L’ombra nefasta del mobbing sbiadì l’arcobaleno delle sue serene prospettive.

 Invitata ad andarsene non le rimase che far fagotto e tuffarsi in una direzione. D’altronde aveva la sua dignità, non si sarebbe mai ridotta a mendicare uno sputo di cielo in seconda fila.

Andare. Ma dove? A nord, a sud, di là, di qua. A caso no, era troppo insicura per affidarsi alla sorte. Lontano nemmeno, troppo vecchia per macinar fantachilometri. La luna e il sole già splendevano di luce propria, e tutti gli altri pianeti erano maledettamente disabitati. “Posso mica splendere per una nuvola di gas”, si diceva la luminosa sfrattata.

Il suo pubblico non poteva che essere l’umanità, soltanto per quella massa di recettori valeva la pena scintillare. Appurato ciò si schiodò dalla sua millenaria postazione e partì.    In tournèe, come una Stella degna di questo nome.

Girava attorno al nostro mondo, sicchè la sua più che una tournèe poteva definirsi un tour. Un tour de Terre. Ed era contenta, contenta come non ricordava d’esser stata mai. Che ogni giorno il suo pulsare luminoso conquistava nuovi sguardi di ammirazione e lei non faceva che collezionare conferme che tanto gonfiavano il suo ego da renderla quasi abbagliante.

Ma come ogni altra vita anche la sua era destinata ad arrestare quella lieta discesa per affrontare un’ardua salita.

Venne l’estate, tanti nuovi occhi da rapire. Ma anche tanti desideri di cui farsi carico. Infatti, come una qualsiasi stella a zonzo per il cosmo, anche la vecchia bellissima attirava l’attenzione di chiunque conoscesse quella ricetta balorda de “astro cadente – realizzazione desiderio”. Quelli che riuscivano a individuarla (ed erano molti, vista la sua esuberanza) non facevo che caricarla di sogni e voglie.

L’eccentrica stella correva veloce nel buio per poter fuggire a quegli occhi pretenziosi ma aveva ormai un’età e quella sua corsa sarebbe stata sempre troppo lenta.

In breve tempo si ridusse a trainare un carico così pesante di desideri da riuscire a malapena a compiere la sua orbita. Lasciava dietro a sè una scia lunghissima che i nuovi, incessanti “vorrei” non facevano che allungare ulteriormente.

Finchè non ce la fece più e si lasciò cadere portando con sè, nell’oblio dello spazio sconosciuto, anche tutto ciò a cui ambivamo, tutto ciò che avremmo voluto, speranze e aspettative.

La bella stella è diventata polvere, e polvere sono diventati i nostri desideri.

Abbiamo chiesto troppo. E ci è stato dato il nulla.

 

SONG ABOUT A STAR   (OKKERVIL RIVER)
He cut your strings so that he could float
– lit by lights, lifted by alcohol
– over acres of loving coast,
far away from your lonely ghost.
Now he’s cool and all,
floating anchorless. Ports of call:
where it’s fabulous, after all
of this watching himself just crawl. 
As his close-up comes
cascading down from above,
the eyes of a nation in love
are looking on all of their hopes
held up.
And the words that some
screenwriter counted and chose,
and then set in their sequence and froze,
unfreeze on his tongue as he speaks
for all of us
but one.
And honey, he’s gone.
And baby, he’s everyone’s.
In the dark sky tonight,
cast your eyes
on the dim light
that he will become.
You’re like everyone
who thinks they see him.
He’s not there,
that’s just light
that’s not yet dead.
Wait two hours
and watch what’ll be there instead.

  

NON CHIEDER TROPPO ALLE STELLEultima modifica: 2008-08-24T22:49:00+02:00da betterbequiet
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *