TANTI SARCASTICI AUGURI
Splende la nebbia su queste festività intorpidite. Splendiamo noi, sorridenti e inferociti a guidar carrelli tra le tangenziali intasate degli ipermercati.
Lunghe code ovunque, lunghe liste nelle tasche. Di regali forzati, di cibo inutile e buoni propositi.
Commesse isteriche e cassiere sclerate, tutto che chiedono, tutti che vogliono. E tutti in coro appassionatamente: “ma non c’era la crisi?”
I The Wham tra le strade illuminate del centro, e in testa il ricordo di una baita immersa nelle neve, di capelli cotonati, maglioni grossi di lana e doposci pelosi.
Il pandoro a colazione, inzuppato nel caffèlatte e il panettone a fine pasto, inzuppato nello spumante.
I ristoranti trasformati in catene di distribuzione industriali. I camerieri operai e i commensali a gonfiarsi di ingredienti.
Colesterolo che circola pigro nelle vene, digestioni difficili e cinture strette. Il bicarbonato frizza nei calici per lo champagne.
I botti dei petardi che mitragliano quel poco di tranquillità, i cani che scappano impazziti di paura, l’odore di polvere da sparo stagnante nell’aria. “Non avete niente di meglio da fare…?!”
I cellulari che si sfiniscono di trilli e schermate di messaggi tutti uguali. I beep e i driiin e tutte quelle suonerie idiote a cui rispondiamo rapidi come automi senza cervello.
Gli auguri nelle piazze e fuori dalle chiese. Due bacini e una stretta di mano a buoni e cattivi. E Dio dov’è?
I batteri e virus che respiriamo nell’aria umida e fredda. Gli ambienti caldi in cui germogliano le spore. In cui, oltre agli auguri, ci si scambiano anche tante malattie.
E ci ritroviamo, così, un po’ malati l’uno dell’altro, un po’ più uniti nella cattiva sorte ma da soli poi nel letto.
Io che esco senza giacca camminando nel buio e nel freddo e che guardandomi attorno vedo un babbo di natale aggrappato al davanzale di una palazzina e poi un altro che cerca di raggiungere una finestra e tante lucine colorate sul cornicione e tutto mi mette una tristezza incredibile e mi ritrovo a chiedermi se il freddo che provo non sia che l’espressione di un qualche bisogno e se le persone che incrocio lungo il marciapiede e che nemmeno mi guardano abbiano qualcosa da dire più di quei babbi natale appesi perchè che senso ha tutto questo colore e questa luce se poi dentro di me non provo altro che niente e se osservando una vecchia golf col paraurti ammaccato che svolta a destra senza mettere la freccia mi chieda dove cazzo sto andando e mi renda improvvisamente conto che non sono dove vorrei nè con chi vorrei che senso ha perchè nonostante sia natale e sebbene abbia mangiato tanto io non sono contenta e dentro continuo ad avere questo vuoto affamato doloroso nostalgico che invoca di essere colmato e io non so come ma so che in qualche modo dovrò come tante altre persone che in questi giorni vanno in giro senza giacca e che guardandosi attorno si sentono di merda quanto me.
Allora tanti cari auguri. A me e a voi e anche a tutti quelli che non si rendono conto di un cazzo. Tanti cari auguri