LUCI INTERMITTENTI

Stavo tornando a casa l’altra sera, stanca dopo ore di lezione, guidavo veloce nel buio, fissavo la linea bianco-sporco della strada. E poi ho iniziato a notare quei grumi di luci colorate, per qualche motivo ho distolto lo sguardo dall’asfalto insensato e banale.    Alberi di Natale, come quelli che contavo quando di anni ne avevo ben pochi. Magari il sabato o la domenica sera, su un sedile che mi pareva così grande; ci potevo stare sdraiata, con le gambe allungate, e ancora ne avanzava di spazio. Io però non dormivo, appoggiavo le mani al finestrino ghiacciato e fissavo il buio in cerca di grumi colorati. Contavo, gli alberi grandi valevano due punti. A volte arrivavo a cento, a volte perdevo il conto e ricominciavo da settanta, una cifra onesta a mio avviso. In genere succedeva quando andavamo a trovare mio zio, quello che aveva tanti gatti e viveva in mezzo ai campi, vicino a quella casa dal tetto assurdo. Una trentina di chilometri da casa nostra, una mezz’ora scarsa di strada che a me sembrava un lungo viaggio. Perchè quando si è piccoli le distanze si allungano.      Crescendo i chilometri assumono un aspetto molto più realistico, la percezione della distanza si fa più precisa e verosimile.   Tranne quando si è stanchi.   Perchè quando si è stanchi si ritorna bambini e tutto diventa più grande, più lontano, più noioso. La strada si allunga e c’è solo casa, nient’altro che voglia di casa   – arrivare, togliersi la giacca e le scarpe e scaldare l’acqua per una camomilla –  . A volte però ci sono grumi di luci colorate che ti rubano gli occhi dalla strada e ti fanno aggrappare al finestrino ghiacciato dell’auto. Uno, due, tre, quattro, sei alberi colorati. Quelli grandi valgono doppio. Così a quell’incrocio dove dovresti svoltare a sinistra tiri dritto perchè non vuoi smettere di contare. Sette, otto, dieci. Anche se l’ultimo non era poi così grande.

Guido un’auto, esco la sera da sola, infrango il codice stradale e stasera ho otto anni.

Rimaniamo ciò che siamo sempre stati, abbiamo forse ampliato i nostri gusti ma tutto ciò che controlla e guida il nostro istinto, tutto ciò che ci fa sentire bene o male, forti o vulnerabili è rimasto immutato. Ed è questo il nostro lato più puro, la nostra innocenza, l’ingenuità che ancora preserviamo. E’ tutto ciò che non possiamo controllare, ciò che non perderemo mai.    Non siamo noi a cambiare, non sono gli altri. Sono le situazioni a modificarsi e siamo noi che permettiamo loro di farlo. O non farlo.

Succede esattamente così, che una sera mentre guidi stanco verso casa un ricordo sfumato ti fa tornare bambino. Ti rapisce alleggerendoti dal peso della ragione e tu non opponi resistenza e, anzi, ti lasci trasportare come se nulla ti potesse ferire, come se nulla fosse sbagliato. E in quei minuti, prima che la gravità ti rischiacci a terra, ti rendi conto di quanto ti abbia sempre fatto sentire bene fare qualcosa senza pensarci su, farla e basta, solo perchè ti va.    Fare ciò che ti va, fare ciò che ti fa stare bene. Ma soprattutto non fare ciò che ti fa sentire male.   Saltare giù da un treno che ti sta portando in un posto che non ti piace. Perchè quel treno non devierà la sua direzione per te. Saltare giù mentre è ancora in corsa, col rischio di farsi male e di ritrovarsi in mezzo al niente, senza sapere dove andare. Guardare il treno che si allontana realizzando che non potrai mai più salirci.

Succede così, che una sera mentre conti alberi di Natale ti rendi conto che tutti i treni meritano di essere presi ma che molti si devono abbandonare, perchè stare in un posto che ci fa sentire male è molto peggio che stare in mezzo al nulla. Perchè dal nulla possono nascere opportunità di ogni tipo. Ma dal male no. 

LUCI INTERMITTENTIultima modifica: 2009-12-17T22:49:00+01:00da betterbequiet
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