THE KEPLER TRACK SENZA CIUCCIO

THE KEPLER TRACK SENZA CIUCCIO 

11 Gennaio, primo giorno    Mio caro topolino nero, ho affrontato un`altra lunga scarpinata senza di te. Ti ho pensato sempre, quand`ero estremamente sola mi sembrava quasi di sentire i tuoi passi canini e il tuo fiato corto. Quanto avrei voluto averti con me, tu non lo puoi immaginare. Camminare senza di te non e` la stessa cosa. La tua assenza mi deruba di serenita` e di gioia nel condividere. Fatica e soddisfazione. Il tuo tartufino nero sarebbe impazzito di gioia ad annusare tutti quegli odori, cosi` diversi da quelli che hai sondato finora. E io sarei impazzita a richiamarti di continuo, a non farti uscire dal sentiero dietro la scia odorosa di qualche possibile preda. Sai che qua ci vivono dei rarissimi kiwi? Sono tipo dei fagiani, uccelli che tu ben conosci o mio terribile, solo non hanno le ali ma un lungo bello e un grosso culone. Per proteggerli non ammettono la presenza di cani o altri possibili predatori a quattro zampe. Quindi non avrei mai potuto portartici. Ma ti assicuro che nel mio cuoricino e nella mia testolina e` come se tu fossi stato con me sempre. Ora ti racconto com`e` stato, cosi` capisci la differenza tra il Kepler track e il monte Grappa.   Il sentiero affonda nel bush per un`ora di passi rilassanti e foto del lago di Te Anau. Poi si arrampica instancabilmente per millecento metri, fino alla cima di una montagna sulla quale si viene rapiti dalla bellezza di tutto cio` che si sovrasta. Il miele negli occhi, il vento che asciuga il sudore, il sole che scalda la pelle. E` una salita tanto lunga quanto soddisfacente per me. Me la mangio in poco piu` di un`ora congratulandomi con me stessa per l`ottimo livello fisico raggiunto. Onestamente non so se tu saresti riuscito a tenermi testa, non con uno zaino pesante sul dorso almeno. Raggiunta la cima si e` quasi arrivati. E` una distanza troppo breve per i miei gusti, soltanto 3 e mezza di cammino. Io che pensavo di trascorrere almeno 5 ore nelle mie scarpe da ginnastica. Aspettative che si polverizzano quando la sagoma dell`hut in cui trascorrero` la notte compare all`orizzonte. Vorrei proseguire, non fermarmi. Vorrei sentirmi davvero stanca, un po` dolorante magari. Sul Grappa abbiamo avuto trascorso giornate decisamente piu` stancanti, mio caro Ciuccio.   L`hut e` un posto assai spartano con un paio di camerate per una cinquantina di persone, letti a castello, materassi. Una cucina con fornelli, lavandini, tavoli e panche. Bagni senza doccia. Nient`altro. Prendo possesso di un angolino di camerata senza doverci pisciare addosso, come avresti fatto tu, e trascorro il resto del pomeriggio ad aspettare l`ora di cena. Come al solito ho portato troppo poco cibo con me. Sono sempre terrorizzata dal peso dello zaino, ci infilo sempre lo strettissimo necessario. A volte nemmeno quello… Mentre inganno il tempo, e la fame, conosco un simpatico scozzese che assomiglia tantissimo a un caro amico col quale ho camminato un lungo tratto del cammino di santiago. Si chiama addirittura come lui. Ian. Sfortunatamente siamo diretti verso direzioni opposte e domani mattina dovremo dirci addio. Peccato. Sono tante le persone nell`hut stasera. Coppie, gruppi che mi fanno sentire un po` piu` sola. Che non e` nel nulla che ci sente soli ma nella folla. Dei ragazzini israeliani, saranno una ventina, fanno un casino immondo e imbrattano l`atmosfera di maleducazione. Gia` mi stanno sul cazzo, segnati. Mangio una doppia porzione di noodles, mastico 2 cookies al cioccolato. Ti immagino mentre mi fissi serio serio, con le bave alla bocca, in attesa di una porzione. Sarebbe stata dura anche per te. Ho ancora fame ma. Esco a fare due passi, ne ho abbastanza di rumore e casino. Incontro uno spagnolo che come me preferisce il silenzio e la tranquillita` e mi ci fermo a parlare per un po`. Pau e` un illustratore di Barcellona che sorride sempre e mi piace da subito. Con lui avresti scodinzolato un sacco, mio tenerello. Manco a dirlo, anche lui sta procedento verso la direzione opposta alla mia. Ci scambiamo le mails in mattinata e ci promettiamo di rivederci. Vado a dormire, infilo i tappi alle orecchie e penso a dove sono.

Huts, sacchi a pelo squartati su materassi di plastica. Huts, gente che dorme nel baccano. Huts, odori da ogni parte del mondo. Huts, cibo senza orario. Huts, noodles, pasta e riso liofilizzati. Huts, zaini troppo grandi che riposano appoggiati ad un letto. Huts, scarponi chiusi in una stanza a raccontarsi la propria giornata. Huts, pavimenti di legno grezzo e tavoli di acciaio. Huts, sopportazione e tolleranza forzata. Huts, porti per viaggiatori di terra.

12 Gennaio, secondo giorno   Vento che spazza via il cielo. Le nuvole scorrono come un nastro in forward. Mi sveglio presto. Piovera`. Ma se parto subito, se cammino veloce forse riesco a non inzupparmi d`acqua. Si sale per due ore, si scende per due ore. Nei tratti piu` esposti il vento e` cosi` cattivo che muovere un passo e` un`impresa eroica. Piove, fa freddo, la polvere mi riempie gli occhi, le raffiche mi fanno perdere l`equilibrio di continuo. Verrebbe voglia di sdraiarsi a terra, aspettare che passi, teletrasportarsi in qualche altra parte del mondo. Da soli e` cosi` dura. Se cado chi verra` a salvarmi dal baratro di questa desolazione? Mi fanno male le orecchie, mi si inchiodano le ginocchia, il telo con cui copro il mio zaino vola via un milione di volte e un milione di volte mi tocca fermarmi, le mani dure dal freddo, a risistemarlo. Ancora e ancora. Finche` finalmente non trovo riparo nel bush. Un bosco ammuffito che si trasforma in un eden, alberi e felci e pareti di roccia che diventano una casa. Cammino veloce, arrivo all`hut in 4 ore lasciandomi tutti alle spalle. Mi spoglio, mi lavo, indosso qualcosa di pulito. Odio sentirmi sporca, puzzare. Preferisco prendermi un raffreddore che convivere con il disagio. La ranger che dirige questo posto si ferma a chiedermi com`e` stata la giornata, quanto bad fosse il tempo.  Finiamo a parlare di tutto e dopo cinque minuti lei si scusa e ritorna con una gran fetta di torta al cioccolato appena sfornata. A quanto dice me la merito. Le sono cosi` grata che quasi mi vengono le lacrime. Mangio in pace. Poi arrivano gli israeliani. Finita la pace. Esco per una passeggiata, mi siedo in un posto tranquillo ai margini di un ruscello. Che meraviglia. O no? Magari no. Le vedo da lontano. Una nuvola di sandflies affamate che arriva a gran velocita` per scahgliarsi contro la mia pelle succosa. Scappo prima che che mi si attacchino addosso come idrovore in una cantina allagata.  I soliti due pacchetti di noodles e alle 8 sono gia` a letto. E dormo serena perche` mi sento proprio in gran forma. Da tanto sognavo di sentirmi cosi`.

13 Gennaio, terzo giorno    Parto alle 8 e mezza, voglio arrivare in tempo record al prossimo hut. Mi sfibro di fatica e in 3 ore e mezza sono la`. Trenta minuti in piu` del previsto. Disappunto. Piu` veloce di cosi` non potevo andare. Magarisono piu` di 17 km. Gia`. Ho trascorso l`ultima ora di cammino a boccheggiare come un pesce fuor d`acqua per la sete. Mi son dimenticata di riempire la borraccia stamattina e mangiare frutta secca non mi ha certo aiutata. Mi attacco al rubinetto. Mando giu` una gran sorsata. Poi alzo la testa, leggo un cartello, sbianco in faccia e sputo tutto quel che riesco. GIARDIA. Porca troia. “Si consiglia di bollire l`acqua prima di consumarla per evitare possibili contaminazioni da giardia.”. Per chi di voi non lo sapesse questa Giardia e` un esserino cattivo che vive in alcune acque contaminate da escrementi animali. Qualora foste cosi` malcapitati da beccarvela dovreste passare settimane sulla tazza del water a consumarvi le viscere. Una cosa orribile. Morale della favola: niente acqua fresca. Tocca aspettare un`altra mezz`ora per poter finalmente sedare la mia sete olimpionica. Per rimediare al caldo e al sudore rappreso decido di fare un bagno nel lago adiacente l`hut. Quanto ti sarebbe piaciuto mio Ciuccio fare un bagno in questo lago. Non sono l`unica ad aver quest`idea. Sul posto trovo gia` presenti le uniche persone con le quali sono riuscita a legare in questi giorni. Una coppia inglese e un magrissimo australiano. Ci tuffiamo tutti assieme, ognuno vestito coi propri cenci. Mutande e reggiseno o solo mutande. L`acqua e` g-h-i-a-c-c-i-a-t-a e ci paralizza la gioia. Ma dopo qualche minuti in ammollo ci sciogliamo e ci godiamo la corrente e il riflesso del sole sui capelli bagnati. Trascorriamo una serata tranquilla perche` la maggior parte dei trampers, israeliani del cazzo compresi, ha tirato dritto ed e` uscita al primo gate, senza completare il giro. Alle 6 e mezza compare la nostra ranger, una pazza quuarantenne con un crestone punk. Ci rivela che in prossimita` della nostra sistemazione vive una coppia di kiwi. Ci fa ascoltare il loro canto registrato, ce ne parla come se fossero figli suoi. A me vien da pensare che se tu fossi qui`, mio carboncino peloso, sicuro al 100% riusciresti a scovarli e ad azzannarli facendomi cosi` fare una delle piu` grandi figure di merda della mia vita e condannandomi ad una fine ingloriosa e terribile. Certamente verremmo entrambi espulsi dalla Nazione. Quindi un po` mi conforta il fatto che tu non sia qua, o mio meschino. E hai poco da far l`indifferente e guardare altrove, lo sai benissimo come stanno le cose.    Tra un boccone di riso,o di noodles,e l`altro ci raccontiamo cosa avremmo voglia di mangiare in quel momento al posto del cibo immondizia con il quale cistiamo sfamando. Bistecca succosa con pure` di patate e verdure alla griglia. Pizza con tutto. Bottigliona magnum di shiraz della hunter valley. Lemon tarte doppia farcitura con gelato alla vaniglia. Cheese cake al cioccolato con marmellata all`arancio. A me basterebbe anche un panino con la mortadella. A te una ciotola di crocchette al sapor di pesce. Filiamo a letto con le bave alla bocca. Alle 8 non sappiamo piu` che dirci. Domani trascorreremo l`ultimo giorno assieme, poi l`ennesimo addio.

14 Gennaio, ultimo fatidico giorno    Mi sveglio con i crampi allo stomaco. Trascorro due deliranti ore in bagno. Piove. Bisogna partire perche` sono tanti i km da percorrere oggi. Prego la madonna e tutti i santi che conosco. Mandatemela buona, per favore. Il mio fisico resiste, cammino fino alla fine del track. 17 km. Me ne mancano solo 8 per arrivare al mio backpackers. Sono bagnata fradicia, ho freddo, ho la nausea. Arrivo a Te Anau e mi infilo in un supermercato per comprare un po` di viveri. E scaldarmi. Compro di tutto, ho bisogno di mangiare, lo stomaco si deve arrendere. Altri 2 km e ci sono. Eccola la` la mia casetta per stanotte. Entro, saluto tutti, mi spoglio, mi infilo in doccia, mi metto qualcosa di pulito, bevo un te` caldo. Va decisamente meglio. Questo BBH e` davvero un buon posto, pulito, ben organizzato, familiare. Sembra di essere a casa. La sera cucino per tutti. Non siamo in molti a trascorrere qua la notte e tra di noi si instaura un buon rapporto da subito. Si riempiono bicchieri di vino, ci si scambia ricette, qualcuno mi chiede come sto. Vorrei rimanere qui` un altro giorno almeno, non sto tanto bene e avrei proprio bisogno di un posto cosi` sereno in cui trascorrere la mia convalescenza. Invece tocca partire, avanti sempre. Chi si ferma e` perduto. O no?

THE KEPLER TRACK SENZA CIUCCIOultima modifica: 2008-01-14T05:00:00+01:00da betterbequiet
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Un pensiero su “THE KEPLER TRACK SENZA CIUCCIO

  1. ciao topolisa, ma che brava che sei a patire la fame ,il freddo ( per te è grave) da sola.
    però avrai modo di prenderti unh sacco di soddisfazioni in più….
    ti penso tanto un bacio
    lilla

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