OSSIGENO

OSSIGENO 

Tra tutte le salite di questo Paese quelle della Coromandel Peninsula sono certamente le piu` imbizzarrite. Io pero` nel frattempo ho imparato a domarle. Ci vuole pazienza. Lascio Coromandel Town con una certa inquietudine. Schiattero`, sfibrata dalla salita impossibile, dal peso della bici e dal caldo. Un suicidio. Parto comunque. Sembra quasi che soffrire mi piaccia. In verita` no. Sono pochi i kilometri in programma per questa giornata ma per arrivaere a destinazione devo prima superare una salita bionica di 400m liofilizzati in meno di 3km. Il che significa pedalare una salita con una pendenza del 13% per 3 luuuunghi chilometri. Con bagaglio al seguito. Ora, eroismi a parte, devo dire che questa non e` certo un`impresa degna di nota per un qualsiasi ciclista ben allenato. Ma per me lo e` stata. Cinque minuti di strada piatta, quindi si comincia. La prendo con troppa fretta, pedalo veloce, agonizzante e dopo 400m tocca fermarmi perche` la pressione mi e` scesa sotto i tacchi e sento che sto per collassare. Solita routine. Scendi dalla bici, trova un metro quadro di ombra, siediti, rovesciati mezzo litro d`acqua in testa, concentra lo sguardo su un punto fisso. Respira. Datti un cinque minuti per sbloccare le gambe ingessate e via di nuovo. Cosi` per altre 2 volte. Finche` poi il cuore prende il giusto ritmo, i polmoni si riempiono meglio e le gambe scorrono come l`olio. O quasi. Scalo rapporti finche` non posso piu` scalare nulla, una pedalata per volta, con calma. Velocita` tra i 5 e i 6km/h. Piu` veloce non riesco, mi sentirei male nuovamente. Uno, due, uno, due, saluta le gante che dalla propria auto dotata di aria condizionata ti invia grandi gesti di ammirazione. Uno, due, uno, due, ce la puoi fare, poco per volta. Non fissare un punto lontano, guarda l`asfalto, pensa alle conchiglie che hai visto sulla spiaggia, a come cucinare una quiche, al percorso tra piazzale Boschetti e piazza Insurrezione. Uno, due, uno, due, ufff passato un altro tornante, non pensare che manchi poco, non farti aspettative, la strada e` ancora lunga ma se continui cosi` ce la fai. Uno, due, uno, due, controlla il respiro, sciogli i muscoli, lo senti che ce la fai, che sei forte, che sei in viaggio da un po` e che e` tempo che diventi finalmente una vera ciclista. Uno, due, uno, due, sorridi a qualcuno che dal finestrino ti urla che ti ama, guarda il panorama, quello che ti sei lasciata alle spalle. Uno, due, un. Ci sei. Ehi, ci sei. In cima, in cima! Uuuaaahhhhhhh!!!!  L`hai superata, hai gia` scordato tutta la fatica, sei dieci volte piu` forte di quando hai iniziato questa ascesa e  niente piu` ti fara` paura d`ora in poi. E` come rompere un muro, un andare oltre. Abbattuto un limite la vista si allarga verso nuovi, decisamente piu` estesi, orizzonti. Dai un`occhiata al profilo altimetrico della prossima giornata di viaggio e tutte quelle punte, quei triangoli scaleni che fanno rabbrividire il percorso non ti spaventano piu`. Da oggi li puoi affrontare e superare senza troppe difficolta` perche` hai finalmente imparato a far funzionare il tuo corpo. Non e` una questione di forza ne` soltanto una questione di allenamento. E` una questione di conoscenza. Il tuo fisico puo` tutto. Ma la tua testa deve saperlo muovere. Se non ce la fai non e` il tuo corpo ad aver fallito ma il tuo cervello. Mi ci e` voluto un po` per capirlo ma, si sa, meglio tardi che. Mi fermo una notte a Kuaotanu, uno dei posti piu` belli che abbia mai visto in vita mia. Ci arrivo attraverso stradine non asfaltate che si strusciano lungo la costa di un mare meraviglioso e lontano da tutto. La prendo alla larga, devio prima verso altri microscopici paesini di cui mi incuriosisce il nome. Voglio vedere tutto, ora che sono in forma posso farlo, mollare le redini della mia voglia di scoprire. Mi sento cosi` fortunata a poter vivere tutto questo, tanto da voler vivere cosi` per sempre. Pedalando attraverso posti meravigliosi, vedendo cose nuove ogni giorno. Il giorno dopo pedalo verso Hahei, colline ora facili da superare, divertenti addirittura. Una lunga camminata, le mie forze sembrano non finire mai. Foto, batticuore, ricordi che mi si incastrano nella memoria con la stessa forza di un proiettile. Una pala legata al portapacchi della bici, 6 km collinosi e un gruppo di persone che come pinguini si contendono un 80 metri quadri di spiaggia in cui puoi cercare una vena di acqua calda. La hot water beach. Rimango la` due giorni, riparto stamattina, affronto ancora altre due salite faticose e spremisudore. Col sorriso. Sono una ciclista ora. Domani mi apsetta una giornata durissima. ma io so che ce la faro`, che non dovro` piu` scendere dalla sella nel mezzo di una delle tante salite. Ed e` una gran bella sensazione, sapete. Sentirsi cosi` forti, respirare profondamente e tirare dentro stralitri di ossigeno.

Another trauma (Sophia)
I wanna sit on the edge of a gentle stream
watching paper boats float to the sea
and I wanna sit in the sun
with my new shirt on
drinking a beer I’d salute
another trauma I’ve out run
before another’s begun
and God I just wanna rest a while
and I promise tomorrow I’ll start
with a smile

yeah yeah

Ok questa ve la traduco perche` boh, perche` si.

UN ALTRO TRAUMA    Voglio sedermi sul bordo di un ruscello a guardare barchette di carta galleggiare verso il mare/ e voglio sedermi al sole con la mia camicia nuova addosso/ bevendo una birra brinderei a un altro trauma che mi sono lasciato alle spalle, prima che un altro cominci/ e dio, voglio solo riposarmi un po`, e prometto che domani comincero` la giornata con un sorriso   yeah yeah

OSSIGENOultima modifica: 2008-02-20T07:40:00+01:00da betterbequiet
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2 pensieri su “OSSIGENO

  1. svegliarsi presto alla mattina, salire in bicicletta e spingere sui pedali. Lontano da chi e da che cosa? Be questo non lo potevo sapere.
    Dal film su Fausto Coppi.
    Cara cea finalmente anche io ho trovato l’indirizzo di sto cazzo di blog, passato da paolone, fortuna che ghe se la ale.
    Comunque bando alle ciance, mi sembrava azzeccata la battuta iniziale, visto il racconto dell’impresa compiuta, roba da ciclismo d’altri tempi. Non sai quanto ti invidio, li , in quei territori selvaggi ed incontaminati, in bicicletta, il massimo della libertà, e della fusione con l’ambiente circostante.
    Spero il viaggio vada per il meglio, adesso che ho scoperto il blog, nel week end mi dedico alla sua lettura, così recupero sulle tue peripezie in giro per il mondo.
    Ho letto un commento della ale, sul fatto che gli mancano le serate enogastronomiche, effettivamente mancano anche a me, dovremmo recuperare tutto questo tempo.
    Ciao cea stame ben un baso.

  2. Ciao cea cara, gheto visto che desso ghe se anche el mitico Zuzzo!!!Grande…se te speti apolone cara mia… a se infinita l’attesa…
    Quà a solfa se sempre a sojta…lavoro, lavoro sio tren, lavoro…ogni tanto qualche giornata in montagna, co paolone che ga scoperto e scalate coe ciaspole…mentre mi nel frattempo, me rilasso so na baita e me bevo do birette…perchè l’importante…paroe de marcon…se far fadiga!!!
    No vedo l’ora de rivederte…sia ti che Zuzzo, visto che no o vedo da l’ultima cenazza…devo specializzarme sui gnocchi ragassi,,, devo prenedere lezioni personali da me nonna…che se un mito…

    Desso vo, che stasera a se lunga….

    Baciiii,
    Ale

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