SESSANTA NON E` UN BEL NUMERO

SESSANTA NON E` UN BEL NUMERO 

La prima ora e` la piu` difficile. Sessanta minuti. Il tempo di accendere la tua fornace metabolica e di bruciare sufficienti calorie da mettere in moto tutti i tuoi muscoli ancor dormienti. Sessanta minuti. Il tempo di far pulsare il tuo cuore a vuoto, di far girare le gambe lentissamente, di soffrire come se stessi trainando un autocarro di calce spenta. Spenta. Come la tua voglia di pedalare. Butteresti via tutto. Bici, casco, borse, cartine, contachilometri, strada, automobili, colline e montagne e.     E piano piano le forze iniziano a invaderti il corpo.     Allora non e` poi cosi` male, continui ad andare avanti perche` infondo non ti senti poi cosi` debole. Pensi a qualcos`altro nel frattempo e quando ritorni con la mente sulla tua sella e sull`aria che ti scivola sulla pelle ti senti nuovamente in forma e in grado di affrontare e di gioire di qualsiasi salita. Ma devono prima trascorrere sessanta minuti. Sessanta. Infiniti. Minuti.

Lascio il simpatico paesino di Whangamata per dirigermi verso il, relativamente, grande centro di Tauranga. Novantasette chilometri e mezzo. I primi 35 sono i piu` intensi e fisicamente impegnativi, impennati da una salita che sembra non finire ma. Ma sono anche quelli che piu` mi fanno sospirare di felita`, quelli che non mi fanno piu` smettere di ripetermi “dio che bello, dio che bello”. Arrivo a Waihi con una fame gloriosa. Entro in una sorta di Bistro` e dopo una breve occhiata alla vetrina dei viveri mi presento alla cassa. “What would you like?” Beh, io vorrei tutto, per favore. Mi mangerei qualsiasi cosa, ho ridotto in cenere talmente tanti carboidraiti e grassi e proteine che ora potrei anche uccidere per un panino. Dall`altra parte, pero`, non posso abbuffarmi perche` altrimenti non riuscirei piu` a pedalare per almeno un paio d`ore. Mi tocca accontentarmi di mezzo sandwich con pollo e verdure. Che mando giu` in numero due bocconi. Rinunciare non e` mai stato cosi` faticoso.    Risalto in sella ignara di quello che mi aspetta. Sessanta chilometri di quella che e` stata soprannominata dalla mia guida ciclistica la “suicide highway”. Un tratto di statale percorsa in direzioni opposte da una catena infinita di camion ed automobili. Spazio per le biciclette nullo. Tratti piani inesistenti. Il profilo altimetrico di questa strada assomiglia piu` a un tremolio che a una linea. Sali e scendi, sali e scendi. Occhio al camion che ti vuole superare anche a costo di schiacciarti contro il guard rail. Occhio all`auto che dall`altra parte della strada cerca di sorpassarne un`altra gregandosene della tua misera presenza. Frena in discesa perche` sei troppo vicina al bordo e se prendi una buca in gran velocita` ti ammazzi. Accelera in salita per uscire il prima possibile da una curva pericolosa. Fermati prima di un ponte e fai passare una colonna di veicoli che altrimenti avrebbe dovuto decelerare e piazzarsi a mezzo metro dal tuo culo strombazzando e imprecando per i preziosissimi 15 secondi persi. Fermati in ogni posto dove vendono da bere e bevi cazzo che altrimenti ti disidrati. TAURANGA. Oh, finalmente un cartello che mi avvisa di essere finalmente arrivata. O no? TAURANGA CITY CENTRE KM 8. Mortacci. Altri 8 km in questo inferno. Mi vien da piangere. Per arrivare in centro poi tocca passare attraverso tangenziali a ottocento corsie, tratti che avrei avuto difficolta` ad affrontare anche in auto. Grandi citta`, sempre lo stesso problema. E occhio a non sbagliare strada, occhio ai cartelli che non si ripetono mai due volte. Che se poi sbagli sono stracazzi che qua non c`e` modo di tornare indietro. Le forze poi ti hanno ormai abbandonato. Eri gia` in riserva da un po`.  Grazie  addio  accendo il radar-stanchezza  e  riesco a trovare subito la via giusta per il mio  backpackers.  Uno degli arrivi  piu` meritati della mia esistenza. 

 

SESSANTA NON E` UN BEL NUMEROultima modifica: 2008-02-22T09:40:00+01:00da betterbequiet
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Un pensiero su “SESSANTA NON E` UN BEL NUMERO

  1. oe cea ma la “suicide highwai” sembra proprio el stradon che dal centro de grantorto va fino alla cava de bergamin passando par casa sua de me nona. Xe sempre pien de betomiere e camion che trasporta jara; devo ancora capire come che a fa me nonna a n’dare in paese,in bici, ogni giovedì par el marcà. E’ proprio vero alla fine allora tutto il mondo è paese.
    stame ben

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