MIA MADRE CHE PARLA A BUBU’ IL CANE. AL MATTINO.
Bubu’ scodinzola come un elicottero, allo stesso ritmo, ma elevato all’ennesima potenza, con cui mia madre scandisce quelle parole tenere tutte per lei.
China la testa laccata, fa scintillare un sorriso resinato che contribuisce ad ammorbidire quel suo sguardo astigmatico. Contrae allegramente i muscoli facciali in una smorfia di eccessivo entusiasmo, si abbassa un po’ sulle ginocchia miracolosamente ancora indenni dall’artrite. Elettrifica l’aria con una voce stridula e inquietante. E’ mia madre che parla a bubu’ il cane.
Salta, sculetta, si struscia contro le sue gambe, si mette a cuccia, allunga una zampina poi scivola e si contorce indecorosamente a pancia in su. In atteggiamento di adorazione si blocca rispettosamente al giunger della quotidiana litanìa. Sgrana gli occhietti nocciola e, a modo suo, sorride. E’ bubu’ il cane che ascolta mia madre.
Se le osservi con attenzione le vedi avvolte da un alone aureo di serena routine. Splendono di abitudini, di parole ripetute all’infinito, di frasi che risuonano con la stessa enfasi della prima volta in cui sono state pronunciate. Onestamente gioiose, si contemplano a vicenda, perse nell’estasi di un quotidiano ritrovarsi.
Quarantasette “ciao”, ventiquattro “buongiorno”, innumerevoli “zampina”, incommensurabili “bella” si alternano ad altrettanti silenzi carichi di significato, a gesti e sguardi facili da interpretare.
Potrebbe risuonare l’eco della pazzia, quello della sclerosi o del rincoglionimento. Ma è un eco talmente lontano e remoto che nemmeno lo senti. Sono così belle, così contente, così reciprocamente grate dell’altrui presenza che l’inquietudine lascia inesorabilmente posto alla tenerezza.
A volte, quando le guardo, vorrei poter scodinzolare anch’io.
Buon compleanno mammina…