MICHEAL ANGELO

MICHEAL ANGELO 

Good Friday. L`Art Gallery di Sydney chiude soltanto due volte l`anno. A Natale e durante questo stramaledetto Good Friday. Cioe` oggi. Oggi che finalmente avevo iniziato la giornata con in mente una destinazione precisa. Piove, fa piuttosto freddo, mi sento quantomai grigia. Meglio rinchiudersi in un qualche palazzone iperdecorato e multipensieroso, trascorrere le ore con la testa immersa nella contemplazione. Di opere d`arte. Uhh. Arte. Me la faccio a piedi perche` strade e marciapiedi sono deserti. I negozi chiusi. I turisti in albergo. I lavoratori a casa. I cani a cuccia. Le vacche in stalla. E i poveracci sempre in strada. In venti minuti sono davanti alla facciata di questo edificio tinta deserto e dall`entrata scura e minacciosa. Ed irrimediabilmente chiusa. Porcaccia eva. Alzo gli occhi al cielo nel bel mezzo di un`infinita imprecazione e noto che lungo il cornicione dell`edificio sono elencati i nomi dei piu` famosi artisti e cervelloni del passato. Pitagora, Leonardo, Canova, Micheal Angelo… Micheal chi? Un errore di ortografia o un tentativo di anglosassonizzazione? Sorrido. Inglesi minchioni… Non mi resta che dare un`occhiata al giardino botanico che si estende giusto dietro l`Art Gallery. Una melodia di verdi fronde, tronchi massicci e prosperose radici. Alberi di ogni razza e cultura intervallati da cespuglietti colorati. Che bellino. Ma chissa` da quanti ragni saranno impestati… Ripiego sul Sydney Museum; mi sembrava che almeno quello fosse aperto quando ci sono passata nelle vicinanze. E infatti lo e`. Pure troppo. In questo periodo nel museo e` allestita una fantastica mostra di dinosauri e altri reperti archeologici risalenti alla stessa era geologica. Per la gioia di tutti i bambini in ferie dalla scuola. Madonna benedetta. Sembra di essere in asilo sovraffollato. Ovunque e` uno schiamazzare e un evitare mocciosi in fuga dai propri genitori. Un delirio. Peggio. Un inferno. Provo col livello G, Face to Face, uno stanzone nero ordinatamento tapezzato di primi piani e relative biografie di scimmie. Tutte accumunate da una triste storia di abbandono e maltrattamenti. Alcune hanno un muso(o magari un viso) talmente espressivo da farmi scendere le lacrime. Dolore e pazzia, e` questo che alcuni occhi comunicano. Ma come si fa a piangere nel mezzo di un`orda inferocita di ragazzini maleducati? Cambio livello. Reparto aborigeno. Questo e` proprio carino. Mi incanto davanti alle tante cortecce dipinte a puntini giallo-bianco-rosso-nero-marrone, mi guardo tutte le interviste a vecchietti dalla pelle scura scura, il naso corto e largo, gli occhi acquosi e lenti. Parlano del passato, dei “bianchi” , di come preservare la loro cultura, delle loro credenze. Alcuni parlano delle famose “generazioni rubate”. Tra la fine dell`ottocento fino all`anno in cui l`uomo ha messo piede sulla luna, il colonialismo britannico ha messo in atto una delle piu` borghesi atrocita`: cercare di eliminare l`identita` e la cultura indigena allontanando i bambini aborigeni dalle proprie famiglie e confinandoli in centri per “la rieducazione” o affidandoli a famiglie di bianchi benpensanti. Questi bambini venivano costretti a pensare in maniera molto britannica, persuasi attraverso falsi documenti che la propria famiglia fosse morta e che l`unico modo di sopravvivere fosse quello di obbedire ciecamente ai propri carnefici. Robotizzati e schiavizzati, privati delle proprie radici. Quante cazzo ne avete combinate o colonialisti intolleranti…

Quando esco dal museo mi sento a pezzi, stanchissima e ubriaca di immagini e rumore. Cammino verso il mio albergo, non ho che voglia di sdraiarmi a letto e cazzeggiare, magari dormire. Mi addormento sempre cosi` tardi la notte. Quando sto cosi` da sola penso sempre  a troppe cose. Sara` che non ho mai modo di sputare fuori i miei pensieri. Durante l`ultima settimana avro` recitato una conquantina di parole al giorno. Niente piu` di qualche thanks, cheers, hi, a flat white coffee please, see ya. Non ho mai avuto problemi a star da sola, la solitudine fa parte della mia natura introversa e quasi sempre piu` che una condizione di disagio per me e` un bisogno. Vado molto d`accordo con me stessa ma per mantenere buoni rapporti ho bisogno di spazio e tempo per parlarmi ed ascoltarmi. Se non lo faccio entro in conflitto, nascono incomprensioni e conseguenti disagi. Ma stavolta devo ammettere che mi piacerebbe tanto poter condividere questa citta` con qualcun altro. Decidere con un`altra persona cosa vedere e fare, chiedere un tavolo per due quando entro in un ristorantino e non il solito tristissimo tavolo just for myself. Ogni tanto la sera vado a bermi una birretta in un qualche pub ma mando giu` in fretta il mio bicchiere perche` non ho niente di meglio da fare se non evitare di fissare gli altri o far scorrere lo sguardo sulle bottiglie di liquori in fila dietro al bancone. Bevo la mia pinta ed esco, senza niente da dire e senza niente di detto. In genere esco a fare una passeggiata prima di andare a letto per evitare di rincoglionirmi davanti alla tv. Osservo la gente chiassosa fuori dai locali, perdo la vista nei colori delle insegne al neon, attraverso la strada senza guardare, cammino lenta, a passo costante. Ogni tanto metto le mani in tasca per toccare i soldi che nemmeno stasera spendero`. Due lati buoni di questo esser cosi`soli: il risparmio e l`astenersi dall`alcol. Dopodiche` la notte caritatevole mi accuma alla solitudine di chiunque altro. Ogni volta che chiudiamo gli occhi il resto del mondo scompare e non rimaniamo che noi stessi, tutti uguali e tutti lontani gli uni dagli altri. Nel nostro mondo, immersi nel buio.

MICHEAL ANGELOultima modifica: 2008-03-21T07:20:00+01:00da betterbequiet
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