LIFE TREATS YOU KIND WHEN YOU DON`T EXPECT IT

LIFE TREATS YOU KIND WHEN YOU DON`T EXPECT IT 

Mi siedo su un`altalena ad osservare lunghi log-trucks sfilare lungo la statale. La Princes Hwy, la stessa che mi ha condotta fin qua e che prima o poi mi condurra` anche a Melbourne. Dondolo lentamente, senza staccare i piedi da terra, e mi chiedo per chi cavolo abbiano costruito questo parco giochi. Genoa. Grumo di numero 4 case, abitato da numero 9 persone. Una casa immondezzata, un`altra malmessa, un general store dismesso, un pub-motel decrepito. Eppure Genoa compare ben visibile nella cartina geografica da 1:1.000.000. E` uno dei tanti paesi con un nome di origine italiana, fondato chissa`, magari da qualche emigrante italico di passaggio a cui questo posto ricordava la propria citta` d`origine. Ma a Genoa, Australia, non c`e` nemmeno l`ombra del mare. Solo un fiume dalle acque color nocciola che porta lo stesso nome. Quando arrivo in questo posto, dopo piu` di 60 km estremamente faticosi, penso che sia completamente disabitato. E` tutto chiuso e in rovina, non c`e` alcun rumore oltre al gracchiare di qualche corvo e al solito cicalare. Il paese piu` vicino dista 25 km da qua e si trova in un punto ancora piu` remoto. Mi fermo a dare un`occhiata in giro e sento delle voci provenire dal motel. Apro la porta, che ovviamente cigola pittoriscamente e mi ritrovo in questo cesso di pub dall`aria malsana. Dentro una donna di mezz`eta` sta parlando con un`altra donna oltre il bancone che non riesco a vedere in faccia. Veste abiti scuri e sporchi, ha i capelli grigi e trasandati, le mani ustionate. Non mi degna di uno sguardo e solo dopo 3 infiniti minuti, e numerosi colpi di tosse, mi chiede poco cordialmente cosa voglio. Cosa stracazzo vuoi o straniera. Vorrei una stanza per stanotte. C`e` un albergo a 25 km da qua, mi risponde. E` lontano, viaggio in bicicletta. Ok, fammi dare un`occhiata allora, come se il registro delle stanze fosse pieno di prenotazioni. Una stanza c`e` ma e` talmente umida e impregnata da una candida essenza di muffa da farmi venire il voltastomaco. Mi ci devo adattare, non posso fare altrimenti. Mi faccio una doccia e ovviamente non c`e` acqua calda. Chiedo se hanno qualcosa da mangiare perche` non ho portato nulla con me e la vecchia megera mi dice che la cena viene servita non prima delle 6. Altre 3 ore con lo stomaco che ronza. Esco per una passeggiata perche` non ne posso piu` di respirare quelll`aria malsana. Il sole brucia ancora la pelle e scalda queste povere spalle che ogni giorno si congelano lungo la strada e che la notte poi si lamentano, impedendomi di dormire serena. Guardo le colline avvolte da una sottile coltre di fumo. Da qualche parte la foresta brucia. Mi chiedo cosa mangero` stasera. Prima di cena chiamo a casa, racconto a mia mamma di questo posto della miseria e mentre attendo di essere consolata avvisto all`orizzonte altre due cicliste. Miracolo. Agito le braccia, fermatevi per favore. Si fermano, beviamo un paio di birre assieme, dividiamo la mia stanza ammuffita, visto che ha ben tre letti. Viaggiano nella mia stessa direzione, yeah. Sono due simpatiche americane di Seattle che partite da Sydney pedalano verso Melbourne su due scassatissime biciclette, appesantite da pochi vestiti e un paio di strumenti musicali. Un violino e una fisarmonica. Ah, e una sega anche. Mi spiegano che puo` essere suonata come un violino, con la bacchetta, e che emette un suono acuto, simile a quello che fa da sottofondo musicale ai film di fantasmi. Non so se avete presente, quella specie di ululato spettrale. Claire suona violino e sega, McKenzie(si`, si chiama esattamente come un sacchetto di patatine) la pesante fisarmonica. Alla sera mi aspetta una cena schifosa, pollo che sa di muffa pure quello e patatine. Lascio il pollo, mangio soltanto le patatine. La tragedia non finsce qua. Quando sto per partire al mattino mi accorgo che una delle ruote e` sgonfia. Devo aver forato ieri e durante la notte poi la ruota si e` lentamente spenta. Provo a rigonfiarla e sembra resistere. Parto cosi`, con tante speranze e preoccupazioni. Le americane mi seguono ma io vado molto piu` veloce di loro e siccome non ho voglia di fermarmi ogni cinque minuti, onde evitare di congelarmi, decidiamo di proseguire separatamente per poi ritrovarci a Cann River, 50 km piu` avanti.

CANN RIVER

Faccio presto ad arrivare a Cann River. Devo arrivarci il prima possibile, perlomeno prima che la ruota si sgonfi del tutto e anche prima che quel temporale che avvisto minaccioso all`orizzonte scoppi in tutta la sua ira. Mi fermo al solito pub-motel del paese. Un gruppo di donne sedute a un tavolo all`aperto mi invita a mangiar e bere qualcosa con loro subito dopo aver pagato per la mia single room. Non faccio nemmeno in tempo a farmi una doccia che mi piazzano davanti un panino e una birra freschissima. Sono donne sui 40-50 anni, che trascorrono in questo posticino dimenticato da dio i loro pomeriggi alcolici. Donne meravigliose che mi coccolano e riempiono di premure. Dalle stalle alle stelle. Se penso allo schifo di Genoa ancora rabbrividisco. Dopo un`ora e mezza arrivano anche le americane che si uniscono al gruppo. Anche loro vengono straviziate. Continuiamo tutto il pomeriggio a chiaccherare, ridere e ber birra. Non riesco ad alzarmi da quel tavolo prima delle 7, non prima di aver mandato giu` 8 bicchieri di birra. E devo ancora lavarmi. Decidiamo di darci un`ora di tregua e di ritrovarci per cenare assieme al pub. Una bisteccona di manzo, verdure, patate. Pagano tutto le mie tre mamme bellissime, anche se oppongo resistenza. Sono venute a sapere dalla suonatrice di seghe e dal sacchetto di patatine che domani e` il mio compleanno. Quindi stasera si festeggia. Alle 22, quando il pub chiude, ci trasferiamo a casa di Luise, per proseguire la serata. Le americane suonano alla grande, Frida riempie bicchieroni di vino, Fran mi prende per il culo, Luise racconta storielle divertenti. E a me vengono quasi le lacrime per la felicita`. Dopo quella brutta giornata trascorsa a Genoa pensavo che avrei trascorso il giorno del mio compleanno sola come un cane. La fiamma di un accendino da spegnere vicino a un piccolo muffin al cioccolato. Porzione singola. Invece trascorro la piu` bella giornata da quando sono arrivata in Australia.   Torno al mio alberghetto non prima delle 2 e mezza, sfinita di alcol e stanchezza. Devo ancora farmi una doccia. Spero di dormire fino a tardi ma alle 8 qualcuno bussa alla mia porta. E` Fran che mi porta la colazione. Un piattone di “Real Aussie Breakfast”. Bacon, uova, fagioli on toast, burro generoso. Buon compleanno Lisa, mi dice, enjoy it. Seppur ancora mezza addormentata mando giu` la mia fantastica colazione. Mi faccio finalmente una doccia. Preparo le valigie. Ma prima di scendere qualcun altro ribussa alla mia porta. E` il resto della compagnia venuto a cantarmi Happy Birthday e a stringermi in tanti abbracci. Violino e sega fanno da colonna sonora.   Prima di partire compro un po` di cibo e cambio la camera d`aria della ruota frontale. Che tristezza lasciare questo posto e queste persone meravigliose. Mentre mi allontano agitando un braccio per salutare le mie amiche penso ai miei anni e alla prima salita mi sembra di percepirne tutto il peso. Fino al giorno prima avevo ancora 28 anni. Oggi ne ho quasi 30.

LIFE TREATS YOU KIND WHEN YOU DON`T EXPECT ITultima modifica: 2008-04-04T06:45:00+02:00da betterbequiet
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