GET LONELY

GET LONELY

 

Get lonely. Ascolto questa bella canzone dei Mountain Goats mentre cerco di concentrarmi sulle pagine del nuovo libro di Nick Hornby. Ma gli occhi scorrono avanti e indietro sulle frasi senza mai aggrapparsi ad alcun significato; scivolano via, inermi e incapaci. Get lonely. La ascolto e la riascolto e prima che stia per finire premo la freccetta di sinistra e l’ascolto ancora. Mi siedo davanti al pc, per aver il tasto a portata di mano, per sentire le stesse note fino alla nausea. Get lonely.

Ho  pranzato all’Ikea oggi, il solito panino con salmone e insalata. Mangio sempre le stesse cose, come se fossi affezionata a certi cibi. Sostituirli con altri mi pare quasi una mancanza di rispetto nei loro confronti. Menù Stoccolma. Panino, bibita, dolce. Quattro euro e sessanta. La strafiga che mi precede alla cassa ordina la stessa cosa. “Oddio metterò su quintali di pancia se continuo a mangiare tutti sti dolci”, la sento annunciare al collega che le offre il pranzo. Lo dice sguainando un gran sorriso, lo sa benissimo di avere un fisico perfetto ma ha continuamente bisogno di conferme altrui. Quanto poco basta a renderti felice, penso tra me e me, quanto sei infantile. E mi vien voglia di dirglielo, di dirle quanto sia patetica. Ma non dico nulla perché so che non posso, perché sarebbe insensato e folle, perché chi cazzo se ne frega. Hai appena incontrato una delle innumerevoli cretine che popolano la terra, l’ennesima di una lista interminabile. Che cazzo di mondo, che cazzo di società… Get lonely.

Prendo il mio vassoietto, dopo aver sorriso e ringraziato il barista gentile, e mi siedo poco distante, su un tavolino all’angolo affacciato sulla sala mensa. Non mi piace girar le spalle agli altri, me li voglio guardare tutti mentre mangio, un surrogato della televisione che rende il pasto meno noioso. L’Ikea mi piace, è come entrare in un negozio di giocattoli. I milioni di oggetti che la popolano sono tutti stimoli alla creatività e ai sogni. Guardi e studi e spendi ore a fantasticare sulla tua casa ideale, quattro mura e un tetto che parlino di te, che raccontino a tutti di quanto sei interessante e intelligente, anticonformista e passionale. Non è questo quello che tutti ci aspettiamo dal proprio arredamento? Un elogio al nostro ego. Anche al mio, possibilmente.   Get lonely.

Mangiare a un tavolo di ristorante da soli è una delle cose più solitarie che si possano fare. Si fa di tutto per ingannar il tempo tra un boccone e l’altro. Chi legge il giornale, chi scrive sms col cellulare, chi guarda in basso e mastica veloce, chi si studia la situazione e si concentra su quello che fanno gli altri. Prima di partire per quest’ultimo viaggio io appartenevo a quest’ultima categoria, di quelli che si guardano attorno. Mi piaceva pranzare da sola perché era qualcosa che non succedeva spesso. Come una pietanza che mangi due volte l’anno. Quando te la ritrovi nel piatto te la mangi di gusto, lentamente, per assaporartela per bene. Ma se te la servono ogni giorno, per mesi, succede che dopo un po’ non ne puoi più e che svuoti il piatto in fretta, quasi senza masticare. Per non percepirne il gusto nauseante e per togliertela da davanti gli occhi il prima possibile. E’ quello che è successo oggi. Ho masticato il mio panino in fretta, senza guardare nessuno, non vedevo l’ora di finire e potermene andare. Via da quell’angolo. Ho anche lasciato la fetta di dolce intatta. Era la prima volta che mi sedevo a un tavolo da sola da quando sono tornata. Pensavo sarebbe stato ok, “con tutte le volte che hai pranzato con te stessa mentre eri in NZ o in Australia”, mi sono detta. Ma la verità è che questi cinque mesi di viaggio mi hanno lasciato delle gran cicatrici. La verità è che durante quei mesi ho sofferto molto più di quanto la mia mania di sdrammatizzare e di ironizzare sempre su tutto voglia farmi ammettere.   Get lonely.   Io che ho sempre amato, che ho sempre avuto il bisogno di star da sola mi ritrovo ora ad odiare le situazioni che mi isolano dagli altri. E dall’altra parte, però, mi sento così diversa da tutti coloro che mi circondano, così lontana dal loro pensare e percepire che mi pare di vivere in un altro pianeta, di essere fuoriluogo e aliena sempre. Stare con persone da cui ti senti lontana, non perché manchino l’affetto e la stima ma per qualcos’altro, non so cosa, qualcosa che non riesco ad afferrare e strozzare. Non ho più voglia di star da sola ma quello che ho vissuto durante quest’ultimo viaggio mi isola inevitabilmente. Ed è una sensazione orribile, indescrivibile. Aver voglia di sentirmi nuovamente a casa e non riuscirci, continuare a vivere una sorta di solitudine anche una volta tornata. Mi fa venir voglia di ripartire, perché il provare questa solitudine in un Paese lontano, in mezzo a persone e in luoghi che non conosci almeno avrebbe un senso. Ma sentirmi così qui, circondata da tanta gente a cui voglio bene e da tanti posti in cui mi sento protetta, beh, non ha proprio alcun senso.

GET LONELYultima modifica: 2008-05-16T00:05:00+02:00da betterbequiet
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