DISSETARE

DISSETARE 

 

Non so mai se sia più corretto dire “annaffiare” o “innaffiare”. Watering, in inglese. Dissetare, nel mio linguaggio. Semplifichiamoci il lessico…

Ebbene, dovete sapere che esistono alcune attività casalinghe che amo svolgere in particolar modo. Tipo: andare a fare la spesa al supermercato. Cucinare. Pulire e oliare la catena della bici. Sgranare i piselli. Tagliare l’erba. Imbottigliare il vino rosso. Scartare i vestiti che non voglio più. Spulciare i cani. Cazziare mio fratello. Spegnere le luci. Andare a prendere la posta. Portare l’immondizia nel bidone. Fare la punta alle matite. Pulire il pavimento strisciandoci sopra come un verme.

Ma più di ogni altra cosa IO AMO dissetare le piante.

Portare su e giù per l’orto decine e decine di innaffiatoi colmi d’acqua. Riempirli direttamente dalla bocca della fontana e poi avviarmi, carica come un mulo, verso i poveri vegetali che aspettano trepidanti il mio arrivo. Le braccia che sostengono il peso equilibrato dei contenitori pieni, la schiena ritta che funge da ago della bilancia. Cammino pesante e veloce lungo le corsie strette dell’orto, l’acqua che trasborda e mi bagna le gambe, i piedi che si inzuppano di fango. I pomodori e le melanzane, gli zucchini e i cetrioli, la bieta e la paprika, le patate e i carciofi. Le loro foglie accartocciate per la sete, la terra secca e dura che paralizza le loro radici, il verde impallidito e stanco del loro fusto. La forza genuina che sembra averli abbandonati. Oh, dissetarli mi rende così felice!  L’acqua che si infiltra tra le crepe, ci vuole un po’ prima che riesca  ad ammorbidire il primo strato di terreno, uno strato quasi cretoso, indurito dalle privazioni e dalle difficoltà. Uno strato diffidente che fatica ad aprirsi e lasciarsi attraversare. Come un cane che è stato preso per lungo tempo a bastonate. O come una persona che se l’è presa troppe volte in culo. L’acqua per le piante è come l’amore per noi. Non se ne può fare a meno e anche quando ci seppelliamo sotto uno strato duro per isolarci da tutto sia l’acqua che l’amore trovano sempre il modo per scioglierlo e arrivare alle nostre radici. Per farci star meglio.

Mentre verso l’acqua le piante sospirano, si tirano un  po’ su per guardarmi in faccia e sorridermi. Sorrido loro a mia volta e rispondo “prego” a tutte. E’ un vero piacere portarvi un po’ di sollievo, mie care bestioline verdi.

Quando ormai inizia a far buio e tutti hanno avuto la propria dose di amore allora abbandono gli innaffiatoi vuoti vicino alla fontana. La maglietta zuppa di acqua e sudore, i sandali pesanti di fango, un moscerino incastrato nell’occhio e qualche punto rosso a fior di pelle. Maledetti insetti. Mi spoglio già prima di entrare in casa, mi faccio subito una doccia,  metto una maglietta pulita e un paio di mutande, pulite anche quelle. Accendo lo stereo, mi sdraio sul letto e spengo la luce. Ascoltare la musica a luci spente è tutt’altra cosa. Gli occhi aperti appena, fisso pigramente il soffitto. I muscoli si distendono, i pensieri rallentano. La voce e le note di Sufjan Stevens mi attraversano e mi dissetano. E anche se la schiena mi fa un po’ male sono serena, forse addirittura felice.

 

 “Sleeping on Lake Michigan

Factories and marching bands

Lose our clothes in summer time

Lose ourselves to lose our minds

In the summer heat, I might”

(Holland, Sufjan Stevens)

DISSETAREultima modifica: 2008-06-21T23:05:00+02:00da betterbequiet
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *