NOT ALL WHO WANDER ARE LOST

 

A San Francisco convivono le più svariate razze. Le città statunitensi sono porti per migratori, gente che di nidi ne ha diversi, zingari innamorati dello spostamento. Francesi, svedesi, canadesi, cinesi e un numero esorbitante di messicani. Nessuna razza predomina, non è l’insieme a far la forza. Eppure esiste una fascia di popolazione che più di ogni altra si impossessa della mia attenzione imponendosi spudoratamente al mio sguardo. Gli homeless, i tanti ma davvero tanti senza-tetto che vagano per le strade per motivi e verso destinazioni che probabilmente nemmeno loro conoscono. Non voglio essere banale e retorica e pertanto cercherò di astenermi dal riempire la pagina con le solite frasi fatte e strafatte e mai stanche di ripetersi. Eviterò di generalizzare raccontandovi di un singolo individuo che chiameremo Johck. Visto che Jack e John mi parevano troppo scontati.

Johck ha un’età difficile da decifrare, naviga tra i 25 e i 45 anni ed è vestito normalmente. Non ha la barba, non ha le scarpe rotte né i denti marci. Non so se puzza, perchè sono troppo lontana per annursarlo, ma vedo che ha un colorito grigio-marrone dovuto un po’ al sole e un po’ allo smog. Qualcuno la definirebbe sporcizia. Io preferisco definirla una “strana abbronzatura”.

Johck non siede a terra e non chiede la carità, non gira con cartelli con su scritto “Jesus loves you” o “Be yourself” e non fa niente di scemo per attirare l’attenzione della gente. Lui semplicemente passeggia, senza guardarsi attorno spinge un passeggino pieno di tutto fuorchè di bambini. E cammina, cammina per la sua strada. E io lo osservo dall’altro lato del marciapiede e non riesco ad immaginare dove stia andando, se stia facendo un lungo viaggio senza mete precise ma soltanto fortuite o se invece abbia dei posti dove andare all’interno di questa città. Un posto in cui lavarsi, uno in cui farsi da mangiare, un altro per dormire e uno per parlare. Mi chiedo tante cose e allora attraverso la strada poco più avanti di dove è lui e una volta dall’altra parte cammino nella direzione opposta alla sua, per incrociarlo.

Ogni senzatetto ha la sua storia, la sua personalità, la sua miseria e il suo orgoglio. C’è chi tra loro ha un lavoro, chi vive di elemosina, chi ruba quel che può, chi puzza e chi indossa vestiti puliti. Ma tutti hanno qualcosa in comune. Un velo di follia nello sguardo. Un velo che per alcuni è talmente spesso da non lasciar trasparire nient’altro, da sotterrare completamente tutto il resto. Sofferenza, intelligenza, desiderio, cattiveria. Scompare ogni cosa e c’è solo follia.

E so che ogni senzatetto ha questo velo posato sugli occhi perchè tutti quelli che ho incrociato per strada e che ho guardato in faccia non hanno distolto lo sguardo né mi hanno beatamente ignorata. E questa è una cosa che fa la differenza. Com’è ben risaputo in qualsiasi grande città si vive nell’indifferenza. Gli sguardi non si incrociano, si viaggia ben protetti dalla propria pelle e dalle proprie palpebre. Non c’è contatto, gli altri si guardano passare come automobili lungo una tangenziale. Tutti sanno dove andare, tutti hanno un posto e una direzione e seguono solo quella, nessuna deviazione, nessuna distrazione. Puntare, mirare, fuoco. Nessuno mai manca il bersaglio.

E se tu non sei come loro, se tu un posto non ce l’hai allora ti fanno sentire ancora più perso, ancora più homeless di quanto tu non sia già. Ancora più isolato, ancora più diverso. Ed è brutto, perchè è una sensazione contro la quale non puoi fare nulla. Perchè una cosa è che tu ti senta così. Ma un’altra è che così ti facciano sentire gli altri.

In California non esistono più centri per malati mentali da quando Reagan, uno dei suoi vecchi governatori, li ha fatti abolire per risanare il bilancio statale. E se Johck fosse un pazzo sclerato magari a quest’ora avrebbe fatto qualche pazzia di cui avremmo poi letto sui giornali.

In California la cure sanitarie si pagano e se ci si può permettere un’assicurazione o se non si possono pagare le spese mediche semplicemente si muore prima. E se Johck non fosse un uomo che gode di buona salute a quest’ora probabilmente sarebbe già morto nell’indifferenza generale.

In California e soprattutto a San Francisco le case costano un’esagerazione, e per potersene permettere una bisogna essere dei ricchi ereditieri o avere un lavoro fisso e sufficientemente redditizio. Quello che costa poco è il cibo malsano, che con 10 dollari di hamburger te ne vengono 8. Più una bibita. Lo stesso prezzo che devi sborsare per 2 kg di carote biologiche o per una mozzarella decente. E se anche Johck avesse un lavoretto part-time e potesse ingozzarsi di hamburger fino a scoppiare, non potrebbe poi permettersi le cure mediche per abbassare colesterolo e pressione e certo potrebbe cambiar dieta ma volendo mangiar sano avrebbe bisogno non solo di uno stipendio più alto ma soprattutto di una cucina. Cosa che Johck con un lavoretto saltuario o part-time non può permettersi. Perchè Johck nn può permettersi una casa.

In California sventolano ovunque grandi bandiere americane. Sono un mezzo per infondere un senso di nazione e di comunità. Padrone dell’aria, sovrastano ogni palazzo, decorano ogni casa. Qualcuno la bandiera se la porta pure in campeggio e la pianta di fronte alla propria tenda. In California gli americani sono orgogliosi di essere americani e le bandiere sono l’emblema del loro orgoglio. Ma io non so se ci sia davvero un motivo per esser fieri di uno Stato che si rifiuta di aiutare le persone in difficoltà, che volta le spalle a chi ha bisogno e non guarda negli occhi nessuno. E se Johck fossi io allora vai tranquillo che andrei via di testa; anche io al posto di Johck impazzirei perchè di fronte a tanti paradossi e a tante ingiustizie chiunque andrebbe via di testa.

Se Johck fossi io, in un momento di lucidità, sulla bandiera americana ci piscerei sopra. E il motivo per cui le piantano sopra i palazzi, ben in alto e difficilmente raggiungibili è proprio questo.

 

 

NOT ALL WHO WANDER ARE LOSTultima modifica: 2010-05-31T19:59:00+02:00da betterbequiet
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