STANCHE PERCEZIONI

Ciò che la stanchezza riesce a farmi percepire. Il peso della testa. Di questa scatola piena di liquido e materia. Pende da una parte, se la inclino il peso si sposta da quella parte e raddrizzare il collo poi diventa una fatica così assurda da non valerne la pena. Rimango così, con la testa che penzola a destra, gli occhi sbarrati e secchi, le palpebre arrugginite.

I rumori inutili. La ventola del computer che frulla l’aria in uno schizofrenico vorticare. Si ferma. Silenzio. Riparte. Dannata. E poi una moto, un ronzio lontano, un sentore, la tensione nell’attesa che quel vibrare diventi un rumore chiaro e semplice. Tra i denti – vattene a fanculo – e il rumore che si allunga fino a diventare un acufene. Le cicale grattano il ritrovato silenzio, pulsano assecondando il ritmo del mio respiro. Ascolto, la bocca socchiusa, le labbra secche anche quelle, la lingua in stand-by.

La distensione di certi muscoli, la tacita sofferenza di altri. Chi sta bene non si fa sentire, chi sta male s’irrigidisce, morde la carne ma lentamente dandomi il tempo di abituarmi al dolore. Muscoli dignitosi, che sopportano, che non amano lamentarsi ma che vogliono far sapere di esistere. Inspirando li ascolto ed espirando li consolo.

I fili di carne rimasti incastrati tra i denti. Quel vuoto che occupano e che a stento tentano di forzare. Siete stretti in quel misero spazio e tu cibo sei di troppo, sei l’ultimo arrivato e dai pure fastidio. La lingua che con una lieve spinta cerca di accompagnarlo verso l’uscita ma lui si nasconde, si rintana tra i denti andando così a rompere il cazzo pure alle gengive. Lo lascio lì, mi ci abituerò. Poi invece cedo, armata di filo interdentale lo prendo al lazzo e una volta estirpato dalla mia bocca lo lascio sul lavandino, a rodersi di polvere.

La mia percezione rispetto alle cose inutili si acuisce a tal punto da rendermi spettatrice di uno scontro tra correnti d’aria. Quella fresca che entra dalla finestra e quella densa, carica di CO2, che aleggia nei meandri della stanza. Quella fresca è agile, si insinua veloce in ogni dove ma in piccole quantità. Circonda quella densa ma senza intimidire la sua mole, senza rompere quel guscio tiepido che la protegge e che alla fine le permette di resistere agli attacchi. Non di vincere ma di sopravvivere. Come  tutto ciò che è pesante e passivo.

La stanchezza, a quanto dicono, disinibisce. Disinibisce anche i sensi, li rende spudorati e assurdi. Idioti. Come me.

STANCHE PERCEZIONIultima modifica: 2010-08-06T21:09:00+02:00da betterbequiet
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