PILU PER TUTTI E BANGKOK PER TROPPI(il non detto)

PILU PER TUTTI E BANGKOK PER TROPPI (il non detto)

Ci sono cose che una persona normalmente omette. Vuoi per pudore, vuoi per negligenza, vuoi per rispetto. Nel mio caso le cose non dette sono solo frutto di cattiva memoria e di pigrizia e le ho messe alla fine perchè non sapevo come incastrarle nei post già pubblicati senza che sembrassero un grillo parlante in un testo di biochimica, tipo.

Omissione 1(detta anche “La Rincoglionita”). Il motivo fondamentale per cui siamo andati a visitare tutti quei templi a Wat Pho era quello di poter ammirare il famoso Buddha dormiente, una bestia stesa sul fianco della lunghezza di 46 metri. Rincoglioniti dal numero spropositato di cose da vedere e dal caldo maledetto, non ce l’abbiamo fatta perdendoci così il “piccolo” particolare. Amen.

Omissione 2(questa l’ho denominato “La moda del Bianco”). Dovete sapere che in Thailandia, come d’altronde nel resto del sud-est asiatico, fa molto figo avere una pelle molto chiara. Il più chiara possibile. Un giorno, mi trovavo in un supermercato in cerca di una crema idratante per il viso; trovo lo scaffale e noto che tutte le creme esposte hanno un denominatore comune: sono tutte creme sbiancanti. Whitening. E non ci sono proprio cazzi di trovarne una normale. Quanto è vario il mondo, penso tra di me. Io vengo qua per abbronzarmi perchè penso che una pelle scura faccia figo e loro, che hanno il culo di avere il sole sempre a dispozione, lo schifano. Chi tra i due non capisce un cazzo? Il primo che indovina vince un ornitorinco semovibile con pelliccia rosa big bubble.

Omissione 3(detta “La puzzona”). La cosa che più ti rimane addosso dopo una giornata trascorsa a Bangkok, e soprattutto nei mercatini o nella sua Chinatown è un forte odore di immondizia. La sera della nostra scoperta del quartiere più lurido della città, chiusi nella nostra minuscola stanzetta d’ostello, cercavamo sotto il letto il cadavere di un gatto. Solo questo infatti, secondo la nostra logica, avrebbe potuto spiegare il fetore che ci riempiva le narici di sgomento. Avvicinandoci e annusandoci a vicenda ci siamo invece resi conto che i due cadaveri ambulanti eravamo noi… Inutile dire che, per toglierci l’odore di dosso, ci siamo dovuti lavare con uno shampo alla candeggina

Omissione 4( Souvenir dall’Italia). Passo davanti a una vecchia bottega strapiena di cianfrusaglie e notevolmente fotofila. Chiedo all’ometto che seduto in fondo alla bottega consuma la sua noodles soup se posso scattare una foto. Al che lui si alza, si avvicina e comincia a raccontarmi la sua storia. Mi dice che è uno dei figli del vecchio imperatore e inizia col mostrarmi le foto in cui è in posa con l’imperatore attuale della Thailandia. Poi passa al resto del mondo.         Americhe. Suo figlio alla cerimonia di laurea in un’università di Denver. Un altro suo figlio circondato dalla famiglia davanti a una casa di Chicago.. Lui con la moglie in gita con il loro primogenito a Washington DC.            Due turisti californiani e lui, in posa nel suo negozio. Altri due malcapitati del Brasile sempre con lui tra le cianfrusaglie. E tanti altri ancora.

Asia. Lui, la moglie e i nipotini in Cina. La figlia e suo marito più i due bambini in Corea. Sua sorella con la discendenza in Giappone. Uno dei suoi due figli maschi in vacanza in India.

Europa. Una coppia di abruzzesi sorridenti al suo fianco. Una coppia di svedesi che svettano ai suoi lati. Una coppia di francesi seri e composti dietro a lui. Una coppia di tedeschi incorniciati nell’ultima immagine europea che ricordo.

Oceania. Lui e due canguri inquieti. La lettera di due neozelandesi che oltre alla foto di rito gli hanno inviato pure un’amorevole dedica e una maglietta con su scritto “I love Kiwi”.

Dell’africa non ho memoria, probabilmente dopo mezz’ora di foto avevo perso distrattamente la coscienza.

Morale della favola, credevo che quest’uomo volesse abbindolarmi con la storia delle foto per poi vendermi per sfinimento una qualche stronzata. In realtà mi ha regalato due amuleti con la promessa che gli spedissi la foto che mi ha costretta a farmi con lui. Io sorridente seduta su una sedia e lui serio e inespressivo in piedi di fianco a me. Un maniaco delle foto ricordo, ed ha talmente tanto insistito perchè gliela spedisca che ormai mi sono convinta che se non lo facessi mi succederebbe qualcosa di brutto.

Omissione 5 (I Ricicloni). A Bangkok ho visto strade straripanti di elettrodomestici e auto smontate. Montagne di cavi, pezzi preformati di plastica, vetri, ferro arrugginito, acciaio resitente e bulloni di ogni misura e forma. Piccoli omini scuri, aprono e smontano, recuperano il recuperabile per poi venderlo su un banchetto a uno dei tanti mercatini. A Bangkok si trovano i pezzi di ricambio per qualsiasi oggetto d’antiquariato, cose spesso inutili e altre volte invece preziose come manna dal cielo. Qualsiasi cosa cerchi costruita negli ultimo 50 anni a Bangkok c’è. Il problema è trovarla.

Omissione 6 (Troppo conveniente). A Bangkok il cibo costa pochissimo. Tipo con 5 euro solitamente ceniamo abbondantemente in due. Tutto costa così poco che ti vien voglia di prenderti un milione di cose, anche solo per assaggiarle e poi lasciarle là. Tanto costa così poco. Io in particolare sono estasiata di fronte al prezzo dei succhi di frutta. Un brick da 200ml costa 12 bath, 30 centesimi di euro e ce nne sono davvero peer tutti i gusti. Il succo di mango, quello di papaya, quello di liches, di kiwi e di tanti altri frutti esotici. Più i mix con verdure. Mandarino con broccoli e rapa, ananas con carota e sedano, uva con zenzero, melone e cetriolo. Più i vari tè. Tè alla rosa, tè al gelsomino, il buonissimo tè di crisantemo e un’infinità di tè verdi. Tra tutte però la mia bevanda preferita è il succo di passion fruit. Lo adoro e ne berrei ad ettolitri e il fatto che costi così poco poi rende questa tentazione ancora più forte. Solo i ricordi mi trattengono dal non suicidarmi di succhi di frutta…(da piccola ho avuto una gastroenterite con tanto di ricovero ospedaliero di due settimane, causata da un abuso di succhi di albicocca e pera).

Omissione 7(detta anche L’ultima). In Thailandia tutto è contrattabile, tutto costa poco e ciònonostante è ancora contrattabile. Tipo, una corsa in taxi di venti minuti costa 60 bath, un euro e mezzo. Questo quando mettono il tassametro. Se invece contratti il prezzo della corsa in anticipo allora i tassisti più furbi ti chiedono per lo stesso tragitto 200bath. E tu allora contratti, finchè arrivi a 120-150 bath. 3-4 euro, che sono comunque pochi. Lo stesso dicasi per i vestiti e souvenirs. Tutto costa niente e tutto è contrattabile. Anche io presa dalla regola del gioco mi metto a spulciare bath a quei poveretti che cercano di vendermi qualcosa. Tiro giù il prezzo di 50, 100, a volte anche 200 bath. Pago 4 euro una cosa per cui me ne sono stati chiesti 6. Risparmio così 2 euro. Due miseri euro che per me non sono niente. E che per loro invece sono il costo di vitto e alloggio per una giornata. Ogni tanto ci penso e mi sento una miserabile, come quegli idioti che in spiaggia contrattano il prezzo di un braccialetto da due soldi e si sentono dei grandi affaristi perchè sono riusciti a dare poco a un poveraccio che non ha nulla.

Il problema non sono i soldi in sè, il problema è che non mi piace essere raggirata, che si approfittino di me. Mi sta davvero sul cazzo. Però a volte è più dignitoso lasciarsi fregare che farsi rispettare.

PILU PER TUTTI E BANGKOK PER TROPPI(il non detto)ultima modifica: 2011-02-10T16:21:59+01:00da betterbequiet
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