PILU PER TUTTI E BANGKOK PER TROPPI(stare a nord pensando a sud)

 

PILU PER TUTTI E BANGKOK PER TROPPI(stare a nord pensando a sud)

 

Orologi taroccati, monetine, collane, cornici, cibo, amuleti, cibo e ancora amuleti. I buddhisti la prendono come viene; sono fatalisti, credono nella reincarnazione e non temono la morte. Tipo i tassisti guidano come dei folli, non hanno paura di schiantarsi, credono se ciò accadesse non lo si sarebbe comunque potuto evitare. Sanno che l’avere un karma positivo li proteggerà da un destino infame e fanno quindi del loro meglio per mantenere in forma il proprio. I problemi insorgono però qualora i loro passeggeri abbiano invece un karma negativo. In quel caso, per scongiurare la catastrofe, si affidano all’aiuto dei monaci, i quali disegnano sul tetto dell’auto alcuni simboli sacri anti-negativismo. Ma siccome nemmeno i monaci in realtà fanno miracoli allora meglio rafforzare l’azione dei simboli con una sfilza carnevalesca di amuleti, schierati in doppia fila sul cruscotto(i tassisti non credenti si affidano invece a una semplice grattatina alle palle).

E proprio di amuleti, piccole raffigurazioni del Buddha solitamente in metallo, a Bangkok se ne vendono così tanti da potersi permettere un mercato quotidiano a loro interamente dedicato. Sono quasi tutti uguali ed è estremamente complicato scegliere il proprio; dovrebbero venderli al chilo, per evitare inutili indecisioni e tentennamenti. Io, per esempio, non riuscivo a individuare il mio. Giravo e cercavo su ogni banchetto quello che speravo mi avrebbe mandato un segnale inequivocabile, tipo una fitta al cuore, grazie al quale l’avrei additato e pagato. Invece alla fine, spossata dal caldo e dalla solita irrespirabile aria dei mercatini, ne ho preso uno che non mi diceva granchè, solo per fatto che era meno uguale agli altri.

Non ancora paga di cianfrusaglie faccio anche un salto al mercatone settimanale di Chatuchaka, un dedalo infernale di negozietti stipati in capannoni claustrofobici. Uno dei mercati più grandi di tutto il sud-est asiatico. E stavolta faccio il pieno davvero. Non di oggetti e regali ma il pieno di rottura. C’è talmente tanta roba da vedere che non basterebbe una settimana ma sono tutte stronzate. Non c’è nulla di artigianale, nulla che non sia banale, nulla che ricordi in modo onesto e veritiero questa terra. Tanto vale far la spesa dai cinesi. Eppure la gente quì sembra impazzita, tutti si guardano attorno estasiati e tutti comprano. Abbigliamento e calzature contraffatte, foulard di seta da 2 euro, statuette tribali fatte in serie e migliaia di altre minchiate che più minchiate non si può. Il dovermi muovere poi tra una massa abnorme di gente rincoglionita e sudata mi dà il colpo di grazia e così dopo un’ora giro i tacchi e mi avvio sospirante verso la metro per andarmene a mangiare un boccone in un posto tranquillo.

Ne ho le palle così piene del casino di Bangkok, della puzza di fogna che regna imperiosa in ogni via, del rumore incessante, dei suoi stracazzo di tassisti che non parlano mezza parola di inglese e che raramente capiscono dove ti devono portare, dei suoi mercatini di cineserìe. Dell’aria irrespirabile, del grigio che corrode ogni strada e dell’odore di immondizia che mi rimane sulla pelle dopo una giornata trascorsa all’aperto. Ho voglia di palme e noci di cocco in precario equilibrio sulle loro cime. Ho voglia di mare, acqua e sale, nuotate con fondo a portata di piedi e sabbia che mi gratta la testa. Bagnarsi e asciugarsi al sole, indossare sempre le solite 4 cose: costume, canotta, gonna, sandali. Buttare via le scarpe. E respirare aria pulita, addormentarsi la sera senza indossare i tappi per le orecchie e svegliarsi la mattina presto e starsene un po’ in mare prima di colazione. Ma soprattutto, avere a disposizione uno spazio vitale ampio e purificante.

Voglia di volare a sud, di emigrare verso una zona più congeniale, più povera di negozi e comodità ma più ricca di ossigeno. Natura. Il mio ideale di bellezza è un ritratto di natura nella sua forma più semplice e pura. Non sono i grandi palazzi, i ricchi templi dorati, le chiese affrescate, le grandi piazze gremite di gente, i centri città pieni di negozi colorati e invitanti. Non sono queste cose a farmi solleticare lo stomaco di piacere. Troppo complesse, troppo pensate, troppo ammirate perchè troppo facili da ammirare. Mi piacciono, le apprezzo ma non mi innamorano.

E quindi domenica voleremo a sud, in cerca di cose che ci cullino i neuroni e alleggeriscano i polmoni.      Lasceremo Bangkok. Tanti bei ricordi. Piantati come chiodi indolori nella carne. A formare uno dei quei simboli che i monaci tracciano sui taxi. Fatalismo e karma. Povertà e fumo. Cattivi odori e incensi. Cibo e cianfrusaglie. Bangkok.

PILU PER TUTTI E BANGKOK PER TROPPI(stare a nord pensando a sud)ultima modifica: 2011-02-10T16:19:58+01:00da betterbequiet
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